domenica 30 maggio 2010

Solidarietà a Sergio

Roma. Un episodio normale di normale razzismo di Stato

autore:
sergio falcone
"Cos'è più la virtù?", Fernanda Pivano --- Cos'è più il senso d'umanità? Perché si è andato a smarrire? Ditemi: perché?


***

Ringrazio i compagni di Informa-azione per aver pubblicato questa testimonianza [ http://www.informa-azione.info/roma_la_quotidianit%C3%... ]. E per aver evitato di firmarla col mio nome per esteso. Apprezzo la loro delicatezza d'animo. In questa sede scelgo di apparire con la mia identità. Non ho nulla da nascondere. s.f.

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IL FATTO
*********

Care compagne, cari compagni,

sono qui a raccontarvi quel che m'è successo domenica scorsa.

Erano le 15:30 all'incirca e passeggiavo per Campo de' Fiori, qui a Roma.

Ad un tratto vedo un migrante di colore, forse indiano, che veniva
trattenuto per un braccio da un uomo. Di fronte a lui c'era una donna,
bassa e corpulenta. Ho capito subito che si trattava di due poliziotti
municipali in borghese.
Ai loro piedi, la povera merce: un numero imprecisato di ombrelli di
tutti i tipi scaraventati per terra.
Al che mi avvicino e, vedendo quel povero ragazzo in lacrime, chiedo
che cosa avesse commesso di così grave da essere trattato in quel
modo.
Mi viene risposto che era un ambulante abusivo e che loro stavano
soltanto applicando la legge. E di farmi i fatti miei.
Di fronte a tanta arroganza, gli chiedo di mostrarmi il tesserino.
Non ho ricevuto risposta alcuna.

Hanno preso il ragazzo e lo hanno trascinato a Piazza Farnese per
identificarlo. In Piazza sostava una delle loro auto di servizio.
Ho continuato a ribadire il fatto che il loro comportamento non era
giustificato. Per tacitarmi e per spaventarmi, hanno chiamato i
carabinieri che sostano abitualmente di fronte all'ambasciata francese.

Il ragazzo gli ha mostrato una fotocopia forse del permesso di
soggiorno, o di chissà quale altro documento. Alla forza pubblica non
bastava quella copia, ma pretendeva il documento in originale. Mi sono
proposto come garante, ma inutilmente. Hanno continuato a fare orecchie
da mercante.
Intanto, attorno a noi s'era fatto un capannello di persone, molte
delle quali erano irritate da tanta violenza.
Il migrante continuava a piangere e dimostrava di non conoscere la
lingua italiana. I poliziotti hanno telefonato in centrale per chiamare
un traduttore... Arrivano "i rinforzi": due volanti della municipale,
con altri quattro vigili urbani.

Ho continuo a protestare. Sono stato spintonato ed insultato più
volte. E minacciato di denuncia.

Per dimostrargli che non ho paura e che sono sicuro delle mie azioni,
gli ho dato il passaporto in modo che prendessero le mie generalità.
Nella confusione, non mi sono accorto che hanno costretto quel ragazzo
a salire in una delle loro auto e che l'hanno portato via.

Mi auguro per lui che non sia finito recluso in qualche cie.

Non intendo fare nulla, perché non credo alla giustizia dei
tribunali.
Prima di consultare il mio legale, attendo che siano loro,
eventualmente, a fare la prima mossa.

Vi ringrazio per l'attenzione.

Un abbraccio affettuoso,

s.f.

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e la mossa dello Stato a difsa dei suoi tanto impavidi uomini e donne in divisa è puntualmente arrivata (ndr)
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Ieri, sabato 29 di maggio 2010, mi è stato notificato che pende una denuncia a mio nome, proveniente dal 1° Gruppo della polizia municipale, Roma, via Montecatini 11. Non mi è stato comunicato il contenuto, i capi d'imputazione (si dice così?). La copia, la riceverà il mio legale, tra qualche mese, se va bene. Mi rappresenterà in giudizio la compagna Simonetta Crisci, che ho subito contattato per vedere il da farsi. Di seguito, una breve ricostruzione dei fatti, in un post che ho già pubblicato su Roma Indymedia. Non amo la retorica nella quale, in casi analoghi, facilmente si può cadere; quindi, preferisco lasciare a voi il piacere del commento. s.f.

lunedì 24 maggio 2010

Lettera aperta dell'Organizzazione Popolare Anarchica Rivoluzianaria

Organizzazione Popolare Anarchica Rivoluzianaria
17 di Maggio di 2010

Lettera aperta alle sorelle ed i fratelli migranti latini negli Stati Uniti
da parte dell'Organizzazione Popolare Anarchica Rivoluzionaria del
Messico

Sorelle e fratelli,
Sappiate che noi, i vostri parenti, amici e amiche e fratelli di classe in Messico
ed in America latina in generale guardiamo oggi pieni di rabbia proletaria
l'offensiva razzista del governo nordamericano contro gli e emigranti,
particolarmente latinoamericani, benché non siano gli unici. La recente
criminalizzazione dei latini in Arizona, con la legge sull’anti-immigrazione
SB1070, è un nuovo colpo contro coloro che hanno dovuto abbandonare le
loro terre di origine alla ricerca di un futuro migliore.

L'oppressione e lo sfruttamento nel quale vivono negli Stati Uniti gli
immigranti, la segregazione razziale e culturale che già esisteva, si vede oggi
vergognosamente aumentata con la legalizzazione della persecuzione nei
confronti dei latini.

Sulla spinta dei settori più reazionari della classe padronale nordamericana,
migliaia di americani si sono lasciati influenzare dalle oscure intenzioni del
governo e dell'alta borghesia nordamericana ed incolpano i latini delle gravi
problematiche sociali che angosciano milioni di nativi negli Stati Uniti, in
generale per effetto della crisi economica causata proprio dai loro stessi
capitalisti.

Quello che i governanti a tutti i livelli negli Stati Uniti non dicono, è che è
stata proprio la loro loro attività imperialista nei paesi confinanti e vicini ciò
che ha portato milioni di persone ad andar via dalle loro case, dal Messico e
dal centro America, dove hanno sostenuto gli interessi imperialisti, e li
sostengono tuttora come in Honduras, le dittature militari e i governi burattini
che hanno seminato fame e sangue nella nostra regione e che oggi
colpiscono milioni di donne ed uomini obbligati a lasciare le loro famiglie per
fuggire dalla violenza e dalla miseria.

Il reazionario e razzista governo dell'Arizona, non è tanto lontano nelle sue
azioni dal governo di Barack Obama, il quale non solo ha mantenuto la
politica persecutoria dell'amministrazione Bush, ma ha aumentato del 60%,
secondo organismi non governativi, il numero delle deportazioni.

Le retate si succedono giorno dopo giorno e l’accerchiamento contro milioni
di latini si allarga senza che finora si sia potuto fermare. La fiducia riposta da
milioni di americani in Obama è calpestata oggi dalla stessa amministrazione
che operai, impiegati e braccianti hanno portato al potere.

Questo dimostra chiaramente che né negli Stati Uniti, né in America latina, né
in nessun altro posto del mondo, i governi, per quanto si dicano a favore del
"cambiamento" e per quanto si professino amici del popolo, possono offrire
una vera soluzione ai problemi degli sfruttati e degli oppressi, cioè, dei
lavoratori e dei più poveri.

Obama, come qualunque altro governante, ha per missione quella di
mantenere l'iniquità del sistema economico, dove la maggioranza della gente
lavora dall'alba al tramonto solamente per sopravvivere, mentre una
minoranza parassita detiene i mezzi di produzione, appropriandosi delle
ricchezze prodotte dalla maggioranza proletaria e condannando questa alla
miseria.

Questo sistema ingiusto, il capitalismo, si regge con l'azione repressiva e
coatta degli Stati la cui funzione è difendere la proprietà privata e
salvaguardare i furti che compiono i padroni. Obama come capo di Stato ha
questa missione e non può, anche se volesse, sottrarsi ai suoi compiti.

Oggi le piantagioni, le fabbriche, i campi ed i quartieri dove vivono giorno per
giorno le nostre sorelle ed i nostri fratelli, sono diventati un campo di
concentramento, dove il solo fatto di appartenere ad un gruppo razziale è
sinonimo di delinquere.

Dal Messico, noi Anarchici Rivoluzionari portiamo la nostra solidarietà alla
popolazione immigrante, l'autentica anima laboriosa dello Stati Uniti; siamo
vicini alla popolazione nera, quella indigena e ai bianchi poveri; sappiamo che
oggi stanno vivendo le loro ore più difficili davanti all'aggressione della
disoccupazione, alla miseria, alla “migra” (le guardie d’immigrazione) e la
polizia.

Facciamo un appello all'azione rivoluzionaria ed internazionalista alle
lavoratrici ed ai lavoratori del mondo per appoggiare i latini, oggi perseguitati
negli Stati Uniti, e per sconfiggere l'apartheid e lo schiavismo mascherato in
cui vivono milioni di clandestini negli Stati Uniti.

Le giornate di lotta intraprese in tutti lo Stati Uniti dai latinoamericani,
appoggiati da sindacalisti, difensori dei diritti umani, associazioni civili e
religiose, etc. potranno solo ottenere un vero cambiamento se respingono
coscientemente la via giudiziaria, poiché sono queste stesse leggi quelle che
oggi brandisce la minoranza sfruttatrice nordamericana per perseguire gli
immigranti.

Una soluzione di fondo al problema sociale dell'immigrazione deve essere
per forza una via rivoluzionaria che leghi immigranti illegali e legali, alla
popolazione nera, alle minoranze, ai bianchi poveri, cioè, una soluzione che
rispettando le differenze culturali, possa andare oltre i conflitti razziali,
trasformando questi in CONFLITTI DI CLASSE.

Le tradizionali dimostrazioni, boicottaggi e marce, devono essere
accompagnati dagli scioperi nelle piantagioni, nelle fabbriche e sui campi,
dall'occupazione di uffici governativi, dall'organizzazione di brigate di
autodifesa nei quartieri contro la destra, la “migra” e la polizia, e dalla
costruzione di un grande movimento delle lavoratrici e dei lavoratori che
contesti ai banchieri e ai padroni, alla borghesia, il controllo sulle nostre vite.

Il passato 1° Maggio si è dato il segno, l’esempio del potenziale della
mobilitazione dei latini. Quel potenziale bisogna usarlo per battere gli
interessi della cupola governante nordamericana.
Oggi tocca a voi sorelle e fratelli immigranti, alzare il livello dello scontro nei
confronti del governo dello Stati Uniti così come questo ha fatto con la sua
guerra imperialista in giro per il mondo. Oggi bisogna appoggiarsi alle
esperienze di lotta degli immigranti e del popolo nero, su figure come quelle
dei Martiri di Chicago, di Ricardo Flores Magón (rivoluzionario messicano
assassinato in una prigione nordamericana dal governo), di Nicola Sacco e
Bartolomeo Vanzetti, immigranti italiani anarchici assassinati dal il governo
dello Stati Uniti, di Seale, di Newtón e del movimento di autodifesa nero, di
Mumia Abu Jamal, di Leonard Peltier e degli altri detenuti politici nelle prigioni
degli Stati Uniti.

Con l'esempio di questi e di molti altri, donne ed uomini liberi, con la loro
lotta che è oggi quella della nostra classe dobbiamo avanzare ed essere uniti.
Per i nostri popoli, per i caduti che cercavano di attraversare la frontiera,
sotto le pallottole della “migra” o nel deserto. Per le giovani vittime della
violenza nei quartieri esacerbati sempre più dalle autorità. Per noi ed i nostri
figli, oggi più che mai:

AZIONE DIRETTA E LOTTA RIVOLUZIONARIA FINO A VINCERE!
EVVIVA L'INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!
RESISTETE FRATELLI E SORELLE!
NESSUNA FIDUCIA IN OBAMA E NELLE SUE MENZOGNE!
PER LA DISTRUZIONE DI TUTTE LE FRONTIERE E LA COSTRUZIONE DI UN
MONDO SOCIALISTA E LIBERTARIO!

sabato 22 maggio 2010

Per la difesa dei beni collettivi

Per la difesa dei beni collettivi

dalle mani rapaci del liberismo

e dalla gestione burocratica dello statalismo




La Federazione dei Comunisti Anarchici appoggia le iniziative in favore della difesa dell'acqua pubblica tra cui la campagna referendaria promossa dal "Forum Acqua Bene Comune" che si propone di abrogare tre Articoli di Leggi in materia ambientale, energetica e di sviluppo economico, nonché di obblighi di attuazione di norme comunitarie.

Articoli che prevedono l'obbligo ai Comuni di affidare, mediante gara di appalto, la gestione del servizio idrico a società di capitale privato o società miste di capitale pubblico o privato, in cui quest'ultimo possieda la stragrande maggioranza delle azioni (il 70% entro il 2015, con una cessione progressiva delle quote, dal pubblico al privato, delle attuali società interamente pubbliche o miste).

Siamo coscienti che la gestione delle risorse e dei beni collettivi ad opera degli enti territoriali statali produce generalmente dei disservizi ed una cattiva gestione delle risorse, a causa della inevitabile lontananza degli apparati burocratici statali dalle istanze ed esigenze delle comunità locali. Siamo coscienti inoltre che questo si traduce in disagio sociale specialmente per gli strati economicamente più poveri della popolazione.

Tuttavia siamo altresì coscienti, poiché la storia di ieri e di oggi ce lo insegna, che la gestione delle risorse collettive da parte del capitalismo liberista, produce un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita materiale della classe lavoratrice e dei più poveri, in quanto la gestione privata trasforma una risorsa collettiva e irrinunciabile come l'acqua in una qualsiasi merce da trattare nel mercato capitalista, conseguentemente sottoposta alle leggi del profitto e ai capricci speculativi di tale mercato.

Non solo quindi vogliono imporci una modalità di gestione della risorsa imposta dall'alto, da un direttivo di manager privati, ma anche un'acqua molto più cara a fronte di scarsi o nulli investimenti necessari a migliorare o mantenere accettabili gli standard qualitativi del servizio. È la spietata legge del mercato che impone ai concorrenti privati di mantenere il rapporto costo/benefici il più basso possibile.

Ma anche nel caso che questa legge di mercato non dovesse funzionare bene, interviene il legislatore in soccorso del capitale privato, come il regalo agli investitori privati previsto dall'art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006, uno dei tre che il Forum propone di abrogare, che consente al gestore del servizio di avere garantiti i profitti anche quando questi non ci siano, mediante una quota fissa del 7% che noi paghiamo sulla bolletta idrica, a copertura dei rischi del capitale investito.

Per tali motivi quindi le militanti ed i militanti della Federazione dei Comunisti Anarchici appoggiano tutte le iniziative e le lotte che si oppongono alla privatizzazione dell'acqua, compreso l'apporto concreto alla raccolta delle firme, nei banchetti proposti dagli organismi territoriali di base, ed alle future iniziative in difesa dell'acqua pubblica, anche in preparazione della futura e prospettata battaglia referendaria.

Coscienti anche che l'attacco da parte del liberismo capitalista alle condizioni di vita delle classi sociali più povere non si esaurisce e non si esaurirà solo con il tentativo di speculare sull'acqua, ma che tale tendenza è in atto per tutte le risorse collettive, e che i soli referendum non saranno sufficienti a fermare la piovra dalla doppia testa Stato-Capitale.

E coscienti anche che autogestire autonomamente le risorse vitali territoriali, attraverso il controllo diretto da parte degli organismi territoriali dei produttori, è possibile ed è necessario se non vogliamo che l'ambiente in cui viviamo sia definitivamente e irreversibilmente rovinato dalle brame di profitto delle oligarchie capitaliste o lasciato deteriorare dal burocraticismo statalista.

Federazione dei Comunisti Anarchici

21 maggio 2010
http://www.fdca.it

lunedì 17 maggio 2010

Documento finale - 75° Consiglio dei Delegati della FdCA

75° Consiglio dei Delegati della FdCA
Reggio Emilia, 16 maggio 2010
Presso locali MAG6 - Via Vittorangeli 12

I LAVORATORI EUROPEI SVENDUTI PER UNO SCUDO DI 750 MILIARDI

CONTRO I SIGNORI DI BRUXELLES

RICOSTRUIRE LO SPAZIO SOCIALE EUROPEO

COSTRUIRE RETI DI RESISTENZA SOLIDALE SENZA CONFINI



Stato non mangia Stato. Specialmente se è avvelenato e contagioso. L’Unione Europea ha dovuto suo malgrado salvare lo Stato greco per arginare un duplice contagio: quello da debolezza monetaria delle casse della Grecia e quello da forza combattiva del movimento di protesta dei lavoratori greci. Salvare da bancarotta lo Stato greco era necessario perché le mobilitazioni sociali e politiche in Grecia stavano svelando l’inganno su cui è stata costruita l’Unione Europea e potrebbero innescare movimenti simili in altri Paesi a rischio come il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda e …l’Italia. Insostenibile.

Ma salvare la Grecia era necessario anche per garantire la stabilità del più grande mercato capitalistico (ben oltre i confini della sola UE) e quindi gli interessi di grandi e medie istituzioni finanziarie ancor prima delle industrie europee.

Non è un caso che dei 750 miliardi di euro stanziati da Bruxelles, i prestiti pari a 440 mld della UE più 220 mld del FMI hanno come obiettivo il rimborso dei debiti in scadenza per Paesi come la Grecia ora e poi il Portogallo, l’Irlanda e la Spagna. E non è un caso che i restanti 90 miliardi di euro (30 del FMI più 60 della Commissione Europea) hanno come obiettivo la fornitura di credito a Paesi probabilmente con problemi nella bilancia dei pagamenti e nel debito, come era stato fatto nel recente passato per l’Ungheria, la Lettonia, la Romania, che costituiscono ancora un problema ai confini della zona euro.

Ma una quantità illimitata di miliardi di euro uscirà dalle casse della BCE per essere destinata all’intervento sul mercato dei titoli di stato (ancorché “spazzatura”) per acquistarli, farne scendere i rendimenti e farne salire i prezzi; per l’immissione e il ripristino di liquidità sui mercati finanziari, anche a costo di riattivare i titoli sospesi con la Federal Reserve come ai tempi della tristemente famosa Lehman.

Giubilo per gli investitori d’oltreoceano e d’oltremanica!

Ma tutto questo ha un costo sociale. Un costo sociale enorme. Di questo si è reso conto il movimento di lotta in Grecia: il salvataggio della Grecia coincide con il sacrificio del suo popolo, dei suoi lavoratori, con un’operazione depressiva sul salario, sugli stipendi, sulle pensioni, sull’assistenza, sulle imposte indirette. Il prestito ricevuto dalla Grecia sarà ripagato dai lavoratori greci, mentre le sue istituzioni finanziarie tornano a far affari nelle Borse del continente.

Lo stesso sta per accadere per Portogallo, Irlanda e Spagna che dovranno emettere solo nel 2010 145 mld di titoli di stato per rimborsare titoli in scadenza e finanziare il deficit, a cui aggiungere i 250 mld per l’Italia. Se la ex-Tigre Celtica ha già iniziato la cura dimagrante a danno dei suoi lavoratori, per Spagna e Portogallo si apre un periodo di stretta sul versante delle infrastrutture e della spesa per istruzione e sanità, con conseguente riduzione del potere d’acquisto e della ricchezza nelle mani dei lavoratori, sempre più impoveriti e ricattabili.

Anche se benevole agenzie di rating dicono che l’Italia è fuori dai cosiddetti PIGS, nel nostro Paese si attendono altrettante misure restrittive su uno scenario in cui le retribuzioni sono le più basse in Europa e lo stato sociale è stato assottigliato negli ultimi 15 anni a tutto vantaggio di privatizzazioni e sussidiarietà. Se già Confindustria a braccetto con la CISL chiedono interventi nella direzione prevista per la Grecia e gli altri (con adeguate compensazioni per le imprese), è tuttavia lo stesso ministro del tesoro ad annunciare una manovra correttiva biennale da 25-30 miliardi.

Occorre prepararsi alle mobilitazioni, costruire nei luoghi di lavoro e nel territorio sentimenti e valori di solidarietà e di giustizia, costruire organismi di solidarietà dal basso per la lotta e nella lotta che si preannuncia.



In un Paese in cui il gioco del cannibalismo politico interno alle classi dominanti si fa pesante, proprio ora che il popolo non ha nemmeno monetine da lanciare addosso a corrotti e corruttori, si aprono spazi per una nuova cultura della politica, resiliente alla delega in bianco alle caste parlamentari, in un contesto in cui ancora una volta la realtà dello scontro di interessi tra le classi potrebbe travolgere il moderatismo della maggioranza della CGIL e radicalizzare le componenti più sensibili, iniettare fiducia nel sindacalismo di base e mobilitare tutte le strutture sociali e politiche di opposizione in un movimento di massa e di rinascita del protagonismo sociale per l’alternativa comunista e libertaria.


In Italia e in tutta Europa, costruire e federare le lotte, federare gli organismi di resistenza e di ricostruzione di una società più giusta, più solidale, nell’autogestione e nell’autogoverno. Questo l’impegno dei comunisti anarchici europei e della FdCA.
Non sarà il default finanziario ad abbattere gli Stati, ma il movimento rivoluzionario del proletariato auto-organizzato!!

Consiglio dei Delegati della FdCA
Reggio Emilia, 16 maggio 2010

giovedì 13 maggio 2010

La democrazia dei Padroni !!!

QUEST’ANNO LA BEFANA ARRIVA D’ESTATE.

Faremo tutte queste auto? Ma chi le comprerà? In un mercato già prima intasato, ora con la gente senza soldi, tranne i ricchi che non comprano le FIAT, chi spende? E isoldi per gli investimenti chi ce li mette? Lo stato, che sta per fare la fine della Grecia? Gli “investitori”, che dovrebbero buttare soldi in un settore in crisi?

Quelle di Marchionne appaiono solo chiacchiere, o, per meglio dire, in un periodo in cui impazza il poker, un BLUFF. Mi do un obiettivo “alto” e per raggiungerlo chiedo agli operai enormi sacrifici e l’eliminazione totale dei loro diritti. L’obiettivo poi non lo raggiungo? Poco male,sarà colpa della crisi. Invece di 1.400.000 auto ne farò 600.000, 500.000, ma a costi completamente abbassati. Chiuderò qualche stabilimento e quelli che rimarranno lavoreranno a pieno ritmo. Questo è il vero piano Marchionne!

La FIAT chiede agli operai carta bianca. Niente diritti, meno pause, tagli dei tempi, massima flessibilità, tutto con meno soldi in busta paga. Più lavoro con meno operai,visto che già 500 sono stati messi in mobilità.

Gli impiegati, i quadri e i sindacalisti, tutti quelli che non lavorano, hanno già accettato il suo piano. Tra i sindacati che contano, solo la FIOM si oppone, ma vuole che siano gli operai a dire no con un referendum, dando credito alla fregatura della scelta democratica. Macché democrazia è se mi dicono o scegli quello che dico io, oppure chiudo lo stabilimento?

Il referendum è un imbroglio. Gli operai devono scegliere la lotta e cominciare a organizzarsi per contare qualcosa. Se il piano della FIAT andasse in porto, e sottolineiamo il “se”, gli operai perderebbero la salute e la testa sulle linee, ma per gli azionisti, Marchionne prevede guadagni per un miliardo e novecento milioni di euro entro il 2014.
Questo è il futuro che i borghesi sognano per loro. Solo la nostra lotta di massa edeterminata può impedirlo.

Operai FIAT Pomigliano

venerdì 7 maggio 2010

SOLIDARIETA’ CON LA LOTTA DEI LAVORATORI GRECI!

La classe lavoratrice greca è furiosa, e ne ha ben donde, visto il tentativo di scaricare sulle sue spalle la bancarotta dello Stato greco. Le responsabilità sono invece da attribuire alle istituzioni finanziarie internazionali ed all’Unione Europa. Le istituzioni finanziarie hanno scaraventato tutto il mondo, e la Grecia in particolare, in una crisi economica e sociale di proporzioni storiche, costringendo i paesi ad indebitarsi, ed ora quelle stesse istituzioni lamentano che certi Stati sono a rischio in quanto non sono in grado di ripagare il debito. Si tratta di un’ipocrisia che va denunciata ed a cui bisogna aggiungere che se anche la Grecia –e tutti gli altri paesi- potessero restituire il debito, non dovrebbero farlo affatto: dal momento che spetta ai veri responsabili della crisi – le istituzioni finanziarie- l’onere di pagarne i danni provocati. I lavoratori greci sono nel giusto quando si rifiutano di pagare i debiti del loro paese. Ci rifiutiamo di pagare la crisi di loro signori!

Invece, diciamola tutta sui capitalisti di questo paese: il capitalismo greco produce parte dei maggiori profitti che si fanno in Europa grazie agli investimenti nei paesi poveri dei Balcani, mancano protezioni sociali, garanzie collettive ed un salario minimo per I lavoratori greci, senza menzionare il gigantesco settore dell’economia sommersa nel mondo del lavoro insieme ad un grande sfruttamento dei lavoratori immigrati. Il capitalismo greco gode di un regime fiscale leggero, dovuto alla debolezza dello Stato greco (nei confronti dei ricchi) e ad un livello di corruzione che permette la frode e l’evasione fiscale su vasta scala. Ecco perché tocca ugualmente ai capitalisti greci pagare la crisi.

Ma va denunciata anche l’Unione Europea, che si è presentata a tutti come supposta garante della pace e della solidarietà tra i popoli, ma che ora sta mostrando il suo vero volto, quello di un’agenzia di propaganda incondizionata del neoliberismo, con totale spregio della nozione di democrazia. Non appena un’economia entra in difficoltà, tutte le promesse di solidarietà evaporano. Ed ecco che vediamo la Grecia criticata ed accusata di lassismo, con un linguaggio da insulti al limite del razzismo. Come sembra oggi lontana quella “Europa che ci protegge”, tenuta a battesimo da liberali e social-democratici al tempo della scandalosa adozione forzata del Trattato di Lisbona.

La vera protezione messa in essere dagli sforzi combinati di UE e istituzioni finanziarie costringe la Grecia ad un percorso a salti verso lo smantellamento dei servizi pubblici, adottando un piano di austerità che ricorda I “Piani di aggiustamento strutturale” del FMI; verso il blocco delle assunzioni, il congelamento dei salari, le privatizzazioni e gli aumenti dell’IVA. Oggi l’UE chiede che l’età pensionabile sia portata a 67 anni, non solo in Grecia, ma anche in altri paesi con grave minaccia per il sistema dello stato sociale. In questo modo si aprono nuovi mercati agli investitori, si garantiscono gli interessi dei ricchi investitori, a detrimento degli interessi fondamentali della classe lavoratrice. E’ dunque questa, l’Europa della classe dominante, un’Europa a cui tutti insieme dobbiamo opporci.

E’ per queste ragioni che lanciamo un appello alla partecipazione in tutta Europa alle iniziative di solidarietà a favore della classe lavoratrice greca ed alle future vittime delle aggressioni delle banche.

Contro i valori di avidità e rapacità su cui è fondata l’Unione Europea, rispondiamo con la solidarietà di classe. La Grecia è un sorta di laboratorio per lo smantellamento sociale che attende tutti noi. Questa politica è stata messa in atto da tutti i partiti istituzionali, da ogni governo e da tutte le istituzioni del capitalismo globale. C’è solo un modo per respingere la politica di un capitalismo così barbaro: l’azione diretta popolare per ampliare gli scioperi ed aumentare il numero delle manifestazioni in tutta Europa.

Solidarietà con la lotta dei lavoratori greci!

6 Maggio 2010

Alternative Libertaire (France)
Workers Solidarity Movement (Ireland)
Federazione dei Comunisti Anarchici (Italy)
Organisation Socialiste Libertaire (Switzerland)
Zabalaza Anarchist Communist Front (South Africa)

martedì 4 maggio 2010

Attacco alla carovana, Oaxaca: solidarietà dall'Europa

Il Messico che lotta, crea e cammina per una vita degna costruendo percorsi di autonomia, di resistenza e d’emancipazione é ancora una volta gravemente ferito da una repressione assassina.
Una carovana formata da una trentina di persone appartenenti a diverse organizzazioni nazionali (APPO, VOCAL, CACTUS, Section 22), da giornalisti e da osservatori internazionali, che portava la propria solidarietà ad alcune comunità indigene autonome di San Juan Copala nelle regione Triqui di Oaxaca, é stata violentemente attaccata da un gruppo paramilitare facente capo all’organizzazione UBISORT, direttamente legata al partito di governo PRI, di cui fa parte lo stesso governatore dello stato Ulises Ruiz.

L’imboscata con armi da fuoco alla carovana, organizzata per portare generi di prima necessità, materiale scolastico e acqua in una delle regioni più povere della nazione, storicamente ribelle a poteri coloniali e governi, ma caratterizzata negli ultimi anni da violenze e guerre fratricide provocate dal vecchio gioco del “dividi et impera” del governo messicano, ha causato almeno due morti (l’attivista messicana Beatriz Alberta Cariño, dell'organizzazione CACTUS e Tyri Antero Jaakkola, osservatore internazionale di nazionalità finlandese), parecchi feriti e un numero ancora indefinito di scomparsi (finalmente ritrovati).

Dopo la strage di Acteal nel 97 e i massacri di Atenco e Oaxaca nel 2006, questa drastica forma di violenza appare ormai come l’abituale metodo con il quale il Potere ha scelto di piegare qualsiasi forma di resistenza nelle zone più povere del Messico. Come una tenia insaziabile che gode della massima impunità, questa strategia, che prevede l’annientamento di chi dissente, ha profonde radici storiche che marciano al passo di razzismo, esproprio, saccheggio, supremazia e devastazione.

È quella stessa violenza sistemica che il ricco Occidente da sempre impiega in tutte le aree del pianeta colonizzabili e che il governo messicano riproduce, ora militarizzando il paese (grazie anche ai cospicui aiuti finanziari di governi

europei e statunitense), ora privatizzando e vendendo le terre alle multinazionali.

In questo ennesimo attacco altro non vediamo che il tentativo di distruggere la resistenza della comunità indigene che dal Chiapas a Oaxaca lottano per l’autonomia, per scagliarsi contro coloro che non accettano un’ulteriore forma di

colonizzazione che, tramite mega progetti internazionali, vorrebbe privarli dei loro usi e costumi e delle loro terre.
Un attacco infine per piegare la resistenza dei movimenti sociali e impedire la solidarietà internazionale.

Da parte nostra non cesseremo di portare il nostro pieno appoggio alle comunità in resistenza e la nostra completa solidarietà ai compagni e alle compagne colpite dalla repressione.
Invitiamo a manifestare la propia rabbia, a denunciare e a fare pressioni contro il governo messicano, principale colpevole di questo nuovo massacro.

3 maggio 2010

Collettivo Zapatista Marisol

Collettivo Nodo Solidale

Osservatorio America Latina Xm24