mercoledì 22 settembre 2010

Palestinea-Israele, Ancora una settimana di lotte unitarie

Araqeeb, Beit Ummar, Bil'in, Ma'sara, Nabi Salih, Wad Rahal, e Walaja

Palestina-Israele, un’altra settimana di lotte unitarie a cui hanno partecipato I radicali israeliani con il contributo speciale degli anarchici contro il muro. All’interno dei confine del 1948 la lotta contro lo sgombero dei Beduini nella zona sud del villaggio di Araqeeb ha richiamato molti attivisti. In questa settimana gli attivisti hanno partecipato sia alle manifestazioni nel villaggio che a quelle a Tel Aviv e Gerusalemme. Inizia l’autunno, il caldo diminuisce, ma non la crudeltà dell’occupazione. Le manifestazioni si sono tenute regolarmente a Beit Ummar, Bil'in, Ma'sara, Nabi Salih, Wad Rahal, and Walaja.

Araqeeb

Distruzione di Al-Araqeeb – è la quinta volta http://www.youtube.com/watch?v=f5Koc7iEx8E

Beit Ummar

Per la prima manifestazione dopo la fine del Ramadan, c’erano circa 40 palestinesi a cui si sono aggiunti una dozzina di attivisti internazionali, che hanno marciato verso l’insediamento di Karmei Tsur, costruito sui terreni di Beit Ummar negli anni ’80. Questa settimana la manifestazione ha avuto un tono più triste, dato che i partecipanti hanno lanciato un appello per la liberazione dal carcere di Ahmed Abu Maria, un giovane di 17 anno membro del Comitato Popolare. E’ in attesa di processo e le sue condizioni di salute non sono per niente buone, tanto da essere stato ricoverato negli ultimi giorni. Alcuni manifestanti portavano cartelli in cui c’era scritto “Io sono Yousef Abu Maria" in lingue diverse.
Ben prima che la manifestazione si facesse sentire e che raggiungesse il filo spinato che separa il villaggio dalle sue terre, i soldati israeliani hanno iniziato a caricare e a fare arresti. Un organizzatore palestinese, Younes Arrar, è stato arrestato con la forza, trascinato per il collo e tenuto per oltre 20 minuti con le braccia legate dietro la schiena. Un attivista internazionale irlandese è stato scaraventato a terra, colpito alla testa, mentre un soldato israeliano gli urlava in inglese “te la fai già sotto?”

Eppure i manifestanti non hanno mollato e la manifestazione è durata quasi 2 ore sotto il gas sparato dai soldati direttamente sulla gente, in violando i loro stessi regolamenti; sono stati sparati addosso ai presenti anche proiettili di metallo ricoperti di gomma e granate a percussione. Un adolescente palestinese ed una attivista internazionale sono stati colpiti al corpo da breve distanza da una bomboletta di lacrimogeno. Alla fine, sono stati arrestati i due attivisti internazionali, una iscritta al PSP ed uno di ISM, ma l’attivista del PSP è stata rilasciata sul posto (molto probabilmente perchè cittadina israeliana). Tre palestinesi, tra cui un fotografo per AP, sono stati pure arrestati. E poi rilasciati in serata


Bil'in

Durante la settimana, solidarietà con i prigionieri di Bil'in nel campo di concentramento e tribunale militare di Ofer.

manifestazione di venerdì 17-9-2010:
Come in tutti i venerdì a partire dal 22 febbraio 2005, la manifestazione unitaria contro il muro della separazione e contro l’occupazione ha marciato dal centro del villaggio verso il percorso del recinto della separazione. Circa 20 gli attivisti internazionali ed 8 gli israeliani di anarchici contro il muro; alcune dozzine i palestinesi di Bil'in che a mezzogiorno hanno dato il via al corteo con gigantografie dei prigionieri del villaggio.

Abbiamo cantato per tutto il percorso finché siamo arrivati al cancello del recinto. LA maggior parte delle forze israeliane se ne stava a ranghi ridotti al di là del muro di cemento poco lontano dal cancello. Alcuni hanno osato entrare nel recinto incuranti degli avvertimenti dei soldati per appendere al recinto elettronico cartelli e foto dei prigionieri arrestati durante l’ultimo anno –a dimostrazione del fallimento degli sforzi israeliani di mettere fine alle manifestazioni del venerdì. Dalla nostra posizione potevamo vedere parti del nuovo muro della separazione che sostituirà in parte quello attuale, restituendo così ai palestinesi parte delle terre confiscate, in adempimento della decisione della più alta corte israeliana più di 2 anni fa.
After repeated warnings the soldiers started with the usual attack using mainly tear gas but added from time to time few shock grenades.

Dal momento che in vento era a noi favorevole ed i soldati svogliati, molti manifestanti sono rimasti vicino al recinto nonostante i frequenti lanci di lacrimogeni e l’avanzare dei soldati nella nostra direzione.

Questa settimana i soldati non hanno dichiarato nessuna zona militare chiusa ed non hanno arrestato nessuno.

Video di Haitham del 17-9-10 http://www.youtube.com/watch?v=fWXWmaw7PbQ – Io dalle 1:25 alle 1:45
http://www.bilin-ffj.org/index.php?option=com_content&t...mid=1

Ma'sara

Circa 30 attivisti palestinesi, israeliani ed internazionali si sono radunati questa settimana a Ma'sara per protestare contro il muro dell’Apartheid. Il piccolo corteo è passato attraverso il villaggio per incontrare subito un gruppo di soldati e di poliziotti di confine alla periferia del villaggio. Hanno dichiarato la zona area militare chiusa, concedendo ai manifestanti un minuto per andarsene.

Uno dei manifestanti ha iniziato a fare un comizio sull’anniversario del massacro di Sabra e Shatila, ed i soldati hanno reagito lanciando granate assordanti sui piedi dei manifestanti. Due minuti loro sono passati pure al lancio di lacrimogeni. I manifestanti hanno fatto un passo indietro, poi sono tornati ad avanzare, andando incontro ad una violenza maggiore. I manifestanti hanno alzato le mani in alto, invitando i soldati a non sparare su una manifestazione non-violenta e ad approfittare della festività ebraica per riflettere e pentirsi delle proprie azioni. Questo ritornello è stato ripetuto per venti minuti, finché i soldati se ne sono andati all’improvviso. Celebrata questa piccola vittoria, la manifestazione si è sciolta.


Nabi Salih

Circa 60 persone – residenti di Nabi Salih, tra cui molti bambini del villaggio e altri palestinesi con l’appoggio di israeliani ed internazionali- hanno partecipato alla manifestazione settimanale contro la crudele occupazione israeliana e contro l’insediamento coloniale di Halamish. I soldati israeliani soni arrivati per bloccare i manifestanti, ma in uno slancio di disobbedienza civile i manifestanti hanno sfondato lo schieramento dei soldati ed in un attimo erano seduti sulla strada principale, incuranti delle spinte e delle botte dei soldati.
Dopo molto cantare, il corteo è ritornato al villaggio. L’intensa incursione militare nel villaggio è stata affrontata con lancio di pietre. Dei soldati posizionati nel centro del villaggio sono stati scacciati a colpi di granate non esplose rilanciate su di loro mentre stavano lasciando l’area. In un altro caso i soldati hanno fermato un giovane palestinese e lo hanno picchiato finché non riusciva più ad alzarsi da terra. Molti manifestanti sono intervenuti e si sono opposti con forza a questa aggressione.
Ovviamente, molto tempo dopo la manifestazione, i soldati sono tornati nel villaggio a terrorizzare ed a maltrattare gli abitanti.

Wad Rahal

La gente di Wad Rahal invita gli attivisti israeliani ed internazionali a partecipare ogni giovedì ai lavori agricoli del villaggio, che si fanno nei loro campi, su una collina vicina. Si pensava che la collina fosse fuori del muro della separazione. Durante la costruzione del muro alcuni campi sono stati distrutti e gli ulivi sradicati, ma i proprietari hanno riattivato o campi e piantato nuovi ulivi. I lavori durano circa 2 o 3 ore e si fanno nel pomeriggio, potando gli alberi e bonificando le zolle dalle pietre per facilitare il passaggio dei trattori. Questa settimana era prevista la costruzione di una tenda vicino ad una casa del villaggio, sotto minaccia di distruzione da parte dell’esercito. Questa casa si trova un po’ fuori del villaggio ed è obiettivo delle aggressioni dei soldati e dei coloni. A sostegno delle persone che vi abitano ci sarà una presenza ad Hafla ogni giovedì dopo i lavori, che iniziano alle 16.00


Walaja

Il Ramadan e la festa ebraica di Eid ul-Fitr sono finite, così sono riprese le manifestazioni contro il muro nel villaggio di Al-Walaja. Manifestazione venerdì 17 settembre alle 12.00.

Ilan Shalif (AATW)

(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

martedì 21 settembre 2010

Cronaca di lotta dalla Fiat new Holland di Modena

Giovedi' scorso 9 settembre 2010 sono state convocate tutte le RSU di fabbrica (fiom-cobas-cisl-uil-fismic) e relative segreterie in Confindustria modena nel primissimo pomeriggio. Un assemblea fiume di 7 ore per chi e' rimasto. Probabilmente i dirigenti Fiat volevano "sondare" i pensieri "profondi" degli intervenuti. Si e' proposto il ritiro della richiesta di risarcimento se si accettava un nuovo accordo sui Sabati di Straordinario Comandato. Alla fine tutte le delegazioni sindacali hanno rifiutato.



I dirigenti fiat sono passati allora ai lamenti interessati sull' assenteismo in
fabbrica (all'8%), occultando le condizioni nel quale gli operai si trovano costretti
a lavorare, anche qui del "pressing" per "strappare" qualche dichiarazione d'amore
verso l'azienda, ma non era aria. L'aria che tira invece in fabbrica fra gli operai
e' di tensione e di rabbia. Molti si chiedono come e' possibile "disdire" un
contratto quello del 2008 e "sceglierne" un altro firmato in quattro e quattrotto al
chiuso di una stanza d'albergo tra 4 venduti (3+1) il 15 ottobre 2009, un contratto
che e' realmente CLANDESTINO. Nessuno sa' di che si tratta, niente e' stato
pubblicato, se ne guardano bene, facile capire che e' una tale porcheria che gli
stessi firmatari sindacali se ne guardano bene di farlo vedere in giro agli operai.
Cio' ci convince ancor piu' che non puo' essere altro che una "resa" delle condizioni
normative e degli "aumenti" salariale alle "esigenze produttive" dei capitalisti
delle imprese meccaniche (il loro profitto).

D'altronde non e' forse proprio con queste 2 parole che i Padroni hanno COPERTO in
questi anni un vastissimo arco di interessi , con la firma dei sindacati separatisti
e non, mangiandosi pezzo a pezzo tutto il c.c.n.l. dei metalmeccanici? peggiorando
sensibilmente la condizione operaia in fabbbrica? Ora gli vogliono dare semplicemente
un ultima morsicata.

Gli Operai Fiat new-holland non hanno scioperato e picchettato questa primavera (e
per ben 15 anni) per farsi prendere in giro da taluni sindacati e sindacalisti che ci
"citano" chi in un senso chi in un "altro".

Hanno scioperato e continueranno a farlo per difendere l'interesse operaio a non
farsi conciare la pelle. l'interesse ad avere salari decenti che non siano sempre un
buttare il sangue forzatamente per 4 lenticchie chiamata "gratifica" di parte Fiat
dopo, come turni di merda a scorrimento, "solo" per una piccola minoranza, per ora.

Gli Operai Fiat new-holland con questo resistere a lungo sulla barricata dei sabati
ha stoppato le orecchie e aperto gli occhi a qualcuno? (fino a scomodare certi
personaggi che ai picchetti al gelo li abbiamo visti in cartolina o col binocolo,
seppur come sigla erano partecipanti), a partire dagli operai Ferrari e Maserati?

Bene, ben vengano nella famiglia della resistenza operaia e vediamo di resistere
sempre piu' uniti, coordinati, organizzati. La lotta per riconquistare condizioni
normative e salariali decenti sara' lunga, dura e piena di sorprese, in quanto lo
stesso capitale e il suo sistema sono su una corda di violino e certi colpi,come la
disdetta unilaterale di federmeccanica per favorire Fiat in primis contro i suoi
operai, possono diventare dei boomerang. Boomerang per il conflitto sociale e
politico che libera la forza operaia da tante briglie e liturgie, chiacchere sul
sistema superate, ovunque, a patto che gli operai nelle fabbriche si preparino a
dovere per uscire dalla sottomissione sociale, sindacale e politica nel quale ci
tengono. Si Avvicinano questi tempi.


OPERAI CONTRO
SEZ. MODENA

mercoledì 15 settembre 2010

Sulla lotta contro il "Dal Molin"

In queste settimane il movimento “No Dal Molin” di Vicenza ha festeggiato le sue “vittorie” con un bel festival condito di bei discorsi e concerti.
Festeggiano e hanno ragione! L’antagonismo moderato e pacificato del presidio ha vinto un bel “Parco della Pace” che sarà per lo più frequentato dalle famiglie degli stessi militari americani che portano la loro idea di “pace” in ogni continente. D’altronde Variati l’aveva detto l’anno scorso proprio da quello stesso palco: “La base si farà. Ma grazie al movimento dei cittadini, la città potrà pretendere dallo Stato le compensazioni di carattere ambientale”. Variati suggerisce, No dal Molin ubbidisce!
E’ una realtà di cui sembrano essersi accorti un po’ tutti, anche gli ex colleghi dell’(a)Variati “«È stato bravo, un artista. Ha preso in giro quelli del No Dal Molin e si è preso i voti. Adesso si sposta al centro e concede tutto agli americani, confezionando anche la bufala del parco della Pace. Politicamente è stato bravissimo: li ha tenuti sulla corda, e poi ha detto: abbiamo fatto tutto il possibile, ma la base non si può fermare…»." Insomma il presidio No Dal Molin s’è fatto fregare, consapevolmente o meno, dal suo sindaco e se ne bea allegramente.
Anche l’area “disobbediente” vicentina ha di che festeggiare: il sindaco, con cui sono andati a braccetto finora, decisamente soddisfatto di come la giusta lotta contro la base non abbia preso una piega “estremista”, ha dato loro in regalo un bello “spazio sociale” (ex Bocciodromo) che potranno ristrutturare a loro uso e consumo.
Ma come altri prima di noi, siamo convinti che una base militare e le disgrazie che si porta appresso siano tali indipendentemente dal fatto che la base sia posizionata sul lato est o ovest di un parco.
E quindi chi non festeggia siamo noi, che con rabbia vediamo Vicenza militarizzata senza nessuna reale opposizione, che abbiamo visto compagni messi a tacere o adirittura minacciati perche’ non seguivano le “pratiche democratiche”, che hanno tentato con forza di bloccare i lavori ma sono stati, a loro volta, bloccati da chi, anche senza la divisa, gioca inconsapevole a supporto dello stato di Polizia.
Come anarchici non possiamo che sentirci vicini al “Comitato Vicenza Est”, a tutti/e coloro che hanno continuato su strade diverse , a tutte\i quelle\quei compagne\i che l’antimilitarismo lo vivono, senza grandi clamori mediatici ma con determinazione, giorno dopo giorno.

Aranea

domenica 12 settembre 2010

Amate da morire.

La proprieta’ che uccide dei nuovi mostri.



Non solo nei paesi “arretrati” dove sostenuti da stati e religioni le “femmine” sono tranquillamente lapidate, torturate, uccise, ma anche nella “societa’ civile” occidentale, dopo decenni di “emancipazione e parita’”si aggirano gli “amanti” assassini che sempre piu’ spesso fanno sparare le proprie rivoltelle e volare i prori pugnali sui corpi delle “proprie” donne.

I nuovi mostri, atterriti dal cambiamento in atto, incapaci anche solo di comprendere le variazioni di forma e sostanza dei rapporti umani e dei loro involucri giuridico-legali, ammazzano sempre piu’ spesso, per ristabilire la loro “normalita’”, le loro certezze, le loro “sicurezze” abitudinarie.

Il luogo del delitto e’ la famiglia, o quello che ne resta, o il “desiderio” di rimetterne in piedi le macerie.

Il terremoto che ha investito i rapporti umani nell’ultimo ventennio ( e che ha relegato l’istituto famiglia tra le anticaglie della storia ) ha poco a che vedere con le passate ( e lontane! ) aspirazioni di liberazione sociale e sessuale, di distruzione del patriarcato e della famiglia, dei ruoli, dell’oppressione religiosa.

L’odierna evoluzione disordinata nei rapporti interpersonali ha molto a che vedere, invece, con un percorso di sistema tanto obbligato quanto ( tele ) guidato che, sfarinando l’istituto famiglia, rendendo improponibile l’epicentro economico della famiglia-fazenda, “libera” la donna dal giogo della dipendenza materiale immettendola, a prorio uso e consumo, nel ciclo produttivo, coprendo l’operazione con le ideologie delle “pari opportunita” e delle “quote rosa”.

Insomma, l’incompatibilita’ della liberazione viene progressivamente risucchiata nella compatibilita’ dell’emancipazionismo lavorista, costringendo la donna a ricoprire ruoli maschili, ed a dimostrare continuamente di esserne all’altezza, magari peggiorandoli.

Lo svuotamento della famiglia non e’ stato il frutto di una rivoluzione sociale ( o di genere ) ma il risultato del movimento reale capitalistico che, semplicemente, ritenendola ormai superflua ed inservibile, non la usa piu’, lasciando alla religione il ruolo di trombone sfiatato di qualcosa che non c’e’ piu, e che non tornera’.

E se la famiglia tendenzialmente non c’e’ piu’, non si intravede nemmeno lontanamente qualcosa d’altro, di diverso, che attraversando le vite di donne e uomini, le metta in una qualche comunicazione.

Della “vecchia” contrapposizione famiglia-comune nessuno parla piu’, cosi’ come della distinzione tra liberazione ed emancipazione, cosi’ come dell’autogestione della propria vita e dei propri corpi.

Non puo’ essere solo dimenticanza, o pigrizia.

E’ che quell’anelito di vera liberta’di corpo e spirito, quella spinta verso nuove donne, nuovi uomini, nuovi rapporti, e’ stata recuperata dentro il recinto del possibile, cioe’ del compatibile, dell’utilizzabile dal sistema.

L’uomo e’ rimasto vecchio diventando mostro, ma anche la donna e’ rimasta vecchia diventando “moderna”, ed i rapporti, semplicemente, non esistono piu’, o sono pantomima, o peggio.

Di certo, le altrettanto datate certezze di un tempo sulla “rivoluzione unica liberazione” non bastano piu’, come molte altre ricettine precotte.

Anche qui, i fatti hanno la testa dura, e le formulette non funzionano.

Meglio sarebbe ri-cominciare a capirli, i fatti, per quello che sono e per come si esprimono.





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