domenica 28 ottobre 2007

Comunicato dalla Sicilia

CONTRO TUTTE LE GUERRE

La realtà in cui viviamo è ormai un incubo totalitario a occhi aperti alimentato dalle stesse democrazie occidentali che cercano di tenere il mondo in pugno con il costante ricatto della guerra al terrorismo e della sicurezza globale.

Di globale, invece, c'è solo la condizione di una società dominata dalla tragica normalità della guerra, e che sembra essersi assuefatta ai massacri e ai soprusi che ogni conflitto bellico porta con sé.

È ormai noto che gli interventi militari in Afghanistan e in Iraq – fortemente voluti dagli Stati Uniti d'America e dai loro alleati – si sono basati su menzogne e montature enormi.
Osama Bin Laden, già fidato collaboratore degli USA per tutti gli anni '80, resta sempre lo spauracchio con cui giustificare questa strategia della tensione mondiale, mentre l'Iraq e l'Afghanistan sono paesi ormai devastati dopo anni di guerra incessante.

Il Medioriente, la cui perenne destabilizzazione è funzionale agli interessi economici delle grandi potenze (Usa, Russia e Cina) per l'accaparramento delle risorse minerali ed energetiche, resta una polveriera sempre pronta ad esplodere in un gioco al massacro in cui solo gli innocenti pagano per tutti. In questa strategia, i fondamentalismi religiosi sono la miccia più utile per tenere alta la tensione attraverso precise politiche di intolleranza e terrorismo in tutti gli angoli del pianeta.

Il governo italiano continua a coltivare le sue velleità militariste confermando la propria sudditanza agli USA e dotandosi di risorse sempre più ingenti per soddisfare gli appetiti dell'industria militare.
A dispetto delle fuorvianti dichiarazioni del ministro Parisi, la finanziaria 2008 prodotta dal governo di Centrosinistra prevede un aumento per le spese militari di oltre l'11% rispetto all'anno precedente, ovvero, più di 2 miliardi di euro.

Per quanto riguarda il bilancio della difesa, si registra una crescita di più di 700 milioni di euro, mentre nella legge finanziaria ci sono oltre 2 miliardi e 400 milioni in più destinati soprattutto agli armamenti.

Una quantità di denaro pubblico impressionante che potrebbe essere impiegata per la sanità, l'istruzione, il diritto al lavoro, la tutela ambientale, lo sviluppo economico e che invece viene investita in vere e proprie fabbriche della morte come dimostrano i progetti di ampliamento della base militare Usa di Vicenza e l'imminente realizzazione dell'insediamento industriale di Cameri (Novara) in cui saranno costruiti i micidiali aerei F35.

Anche le missioni all'estero costituiscono una voce di spesa inaccettabile dal momento che la finanziaria 2008 prevede un miliardo di euro per il finanziamento delle missioni militari italiane: tutti soldi spesi per operazioni che vengono millantate come missioni di pace ma che in realtà rappresentano l'impegno della casta politica e militare italiana nei teatri della guerra globale e permanente.

Ma non c'è solo la guerra che si combatte all'estero. Esiste anche un fronte interno della guerra che si traduce nella precarizzazione sempre più diffusa, nella disoccupazione cronica, nella mancanza di tutele sui luoghi di lavoro, nella discriminazione degli immigrati sancita per legge, nella guerra senza quartiere ai poveri e agli emarginati per soddisfare gli istinti più irrazionali prodotti da un allarme sociale creato a tavolino.

Eppure, in tutto il mondo c'è ancora voglia di opporre un netto rifiuto alle logiche di guerra e alla distruzione culturale e materiale che ogni guerra produce. In Italia, il movimento pacifista ha ricominciato a far sentire la propria voce grazie all'impegno delle realtà di base e dei comitati popolari che si oppongono alle politiche belliciste in piena autonomia e indipendenza, rivendicando una gestione diversa e dal basso delle risorse pubbliche e dei territori.

Dunque, opporsi alla guerra significa squarciare il velo di ipocrisie e menzogne di cui tutti i governi si servono per giustificare attacchi militari o provvedimenti legislativi che ledono le libertà individuali e i diritti civili.

Il rifiuto della guerra passa anche attraverso l'obiezione individuale e collettiva delle carriere nelle forze armate e in tutte quelle attività legate a doppio filo con l'industria bellica o l'invasiva presenza di basi militari estere nel nostro paese che drenano enormi risorse e frenano lo sviluppo della collettività.

Scegliere la pace significa disertare il razzismo e l'intolleranza che fomentano l'odio necessario a individuare il nemico da combattere in chi parla una lingua diversa, crede in un'altra religione o, semplicemente, la pensa diversamente da noi.

Il 3 e 4 novembre torneremo in piazza, a Trapani, per sostenere le ragioni del pacifismo e dell'internazionalismo perché non esistono guerre giuste o necessarie, ma solo massacri collettivi voluti da chi si spartisce il mondo sulla pelle di tutti i popoli.

Ci rivolgiamo a tutti i cittadini, agli studenti, ai lavoratori, alle associazioni e alle strutture di base affinché si uniscano a noi in una due giorni all'insegna dei valori della pace e della cooperazione, della solidarietà e della giustizia sociale, contro la cultura della morte e della sopraffazione affinché anche da Trapani si levi alta la voce di chi non vuole rassegnarsi alla normalità della guerra.

- Coordinamento per la Pace – Trapani

Sabato 3 novembre dalle ore 16 P.zza Vittorio Veneto Presidio contro la guerra – Controinformazione, spazi espositivi a cura delle associazioni

Domenica 4 novembre dalle ore 20 Via Menandro, 1 c/o sede Cobas "IV novembre, niente da festeggiare" – Proiezioni di video autoprodotti sulle guerre di ieri e di oggi

giovedì 25 ottobre 2007

COMUNICATO STAMPA

Ieri mattina 23 ottobre circa 300 persone del Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa hanno occupato la sede dell'ATER di lungotevere Tor di Nona.
Verso le 11.00 di mattina i manifestanti sono entrati nell'atrio dello stabile dell'Ente e hanno chiesto al guardiano di consentire l'accesso in presidenza. Dopo una breve trattativa i manifestanti hanno fatto ingresso nei corridoi, dando vita ad un'occupazione pacifica della struttura.
Motivo della protesta, ottenere dal Presidente Luca Petrucci un incontro, che gli occupanti chiedevano vanamente da settimane, per avere chiarimenti rispetto alla paventata messa in vendita dell'ex Commissariato del Quarticciolo. Tale immobile, di proprietà dell'ATER, dismesso nel 1991, è occupato da nove anni da venti nuclei familiari censiti nella delibera comunale 110/05 sull'emergenza abitativa e sede di uno spazio sociale attivo da cinque anni.
Negli ultimi tempi diverse voci circolano rispetto il futuro dello stabile occupato: qualcuno lo vorrebbe trasformare in una struttura sanitaria privata, qualcun altro lo vorrebbe adibire a residenza universitaria. Gli occupanti, invece, premono affinché lo stabile non diventi l'ennesimo immobile oggetto di speculazioni all'interno di una città in cui le scelte politiche tendono sempre più verso la totale svendita del patrimonio pubblico ai soliti noti e mai all'utilizzo sociale degli edifici pubblici, siano anche essi in disuso da decenni.
A fronte della gravissima emergenza abitativa romana gli occupanti chiedono l'immediata applicazione di quanto previsto nella delibera comunale 110/05 in materia di cambio di destinazione d'uso degli immobili dismessi.
Dall'Ater, che circa un anno fa propose agli occupanti dell'ex Commissariato del Quarticciolo l' acquisto del degradato immobile per la “modica cifra” di tre milioni di euro, mentre offre a ricchi parlamentari e liberi professionisti la possibilità di acquistare a prezzi al di sotto del mercato gli alloggi di pregio siti nel centro storico, ci si attende che prenda in considerazione la possibilità di avviare a Roma, come già avviene con altri Enti, un percorso di autorecupero degli immobili dismessi. (Legge Regionale 55/98)
I manifestanti, inoltre, respingono con forza le diffamatorie dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa dal Presidente dell'ATER, secondo cui durante la protesta sarebbero avvenuti danneggiamenti e furti; se così fosse stato, la delegazione ricevuta dal Presidente non avrebbe spontaneamente fornito i propri dati anagrafici. Si ritiene inaccettabile il tentativo di ridurre la protesta pacifica e legittima di chi vive da anni in edifici abbandonati al degrado in attesa che gli organi preposti diano risposta all'emergenza abitativa, in una sorta di invasione barbarica. Si auspica la pubblica smentita di quanto affermato diffamatoriamente dal Presidente dell'Ater e si considera doveroso da parte delle istituzioni l'assunzione di responsabilità per i disagi causati ai cittadini dall'imperizia con cui da decenni viene affrontato il problema della casa nella città di Roma.

Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa
Laboratorio Sociale La Talpa
Occupanti dell'ex Commissariato del Quarticciolo

mercoledì 17 ottobre 2007

A Bil’in, contro il muro dell’apartheid.

Sabato 20 ottobre, alle ore 20.00 presso la libreria Anomalia, Via dei campani n. 73

A Bil’in, contro il muro dell’apartheid.

Incontro con:

- Shai Carmeli Pollak, regista e scrittore israeliano, membro di Anarchici Contro Il Muro
- Abdelfatah "Wagee" Burnat, attivista di Bil'in, Palestina
- Ahmed Khatib, attivista di Bil'in, Palestina

A seguire proiezioni di documentari

Organizzano:
- Federazione dei Comunisti Anarchici – Roma
- Libreria Anomalia/Centro Documentazione Anarchica
- Gruppo Anarchico "C. Cafiero" – FAI
- Laboratorio Sociale Occupato “LA TALPA”

martedì 9 ottobre 2007

Sulla consultazione sul protocollo 23 luglio

8-9-10 Ottobre 2007, si vota nei posti di lavoro
Per respingere il protocollo del 23 luglio 2007
Per delegittimare le burocrazie sindacali

Le burocrazie sindacali di CGIL-CISL-UIL non amano le sorprese, non hanno mai avuto a cuore la democrazia di base, tanto meno la titolarità dei lavoratori sugli accordi sindacali. Per consultare i lavoratori e le lavoratrici sull'accordo del 23 luglio 2007 è stato scritto un copione in cui devono essere in tanti a votare ed altrettanti a dire: Sì, Epifani, Bonanni ed Angeletti, avete fatto bene a firmare quell'accordo col governo.

Nelle assemblee nei luoghi di lavoro si va a sentire una sola campana, quella che invita operai ed impiegati, lavoratori del pubblico e del privato a votare Sì, senza poter ascoltare le posizioni di quegli esponenti sindacali che - soprattutto nella CGIL - danno indicazione di votare NO.

Una consultazione protetta, un voto blindato, un Sì già assicurato.

Facile, troppo facile.

Ma sono tanti i delegati, le rsu, gli attivisti sindacali che si sono mobilitati nei luoghi di lavoro, in assemblee, in manifestazioni, per far emergere il punto di vista e l'orientamento di non poca parte del mondo sindacale dentro e fuori la CGIL, affinché la controinformazione potesse dare qualche chances al contraddittorio ed all'emergere di un'opzione contraria ai contenuti del Protocollo del 23 luglio ed alla firma inopinatamente posta dai sindacati aggregati al progetto del Partito Democratico.

Senza guardare alla propria tessera sindacale in tasca, si sono uniti lavoratori e lavoratrici, iscritti a tutti i sindacati senza esclusione, per trovare le forme utili a respingere questo accordo, che fosse il rifiuto di sottomettersi ad una consultazione con diversi problemi di garanzie o fosse una aperta campagna per il NO.

Sono questi importanti segnali per chi come noi auspica senza sosta l'unità dei lavoratori e la crescita di un sindacalismo conflittuale senza burocrazie.
Va rimarcato come l'opposizione interna alla CGIL sia venuta allo scoperto, aprendo una fase critica proprio nel momento in cui è in atto un processo di normalizzazione all'interno della maggiore confederazione che si intreccia alla nascita del Partito Democratico e produce un effetto a cascata sulle gerarchie interne e le cariche dirigenziali.

Lo stesso sindacalismo di base è chiamato ad interagire con il disagio che emerge da questa consultazione perché lo sciopero generale indetto per il 9 novembre diventi un punto di riferimento per tutti coloro che si adoperano per respingere il Protocollo.

Conosciamo l'esito di precedenti consultazioni, ma soprattutto conosciamo l'esito nefasto di quegli accordi del recente passato. Quando gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici vengono subordinati alle sorti del ceto politico o delle burocrazie sindacali, dopo aver concesso alla Confindustria & Co. tutto il concedibile, non vi è alcuna garanzia che i contenuti del Protocollo del 23 luglio, persino in quelle parti che vengono spacciate per migliorative, possano essere una risposta ai bisogni della classe lavoratrice. Se lo scalone ritorna ad essere ripido dal 2013, se i coefficienti di rivalutazione delle pensioni saranno tagliati dal 2010, se la precarietà diventa opportunità contrattata, gli effetti si vedranno solo sulla diminuzione della spesa pubblica e sulla diminuzione del costo del lavoro per gli imprenditori, e NON sui salari dei lavoratori.

Nel loro irrefrenabile delirio di onnipotenza, l'esecutivo attuale (per sé e per quelli futuri, fosse anche il centro-destra) ed i sindacati firmatari puntano su qualche commissione bilaterale per governare il tutto nel bene dei cittadini lavoratori.

La miglior risposta è che le sorti del bene dei lavoratori siano riprese al più presto nelle mani dei lavoratori stessi. Da questo disagio e dall'opposizione al Protocollo possono nascere le premesse per un'alternativa antiburocratica nell'attività sindacale, per forme di coordinamento che diano valore alla coscienza di essere sfruttati prima ancora che all'amore di sigla.

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
1 ottobre 2007

mercoledì 3 ottobre 2007

Roma: Serata a sostegno degli Anarchici Contro il Muro

Da quando, nel 2003, lo Stato israeliano ha deciso di alzare un muro per separare i territori palestinesi dal confine israeliano, un gruppo di israeliani - gli Anarchici Contro il Muro - sta conducendo una lotta per bloccare la costruzione del Muro dell'Apartheid, contro l'occupazione e per riaffermare il rifiuto internazionalista di qualsiasi confine tra i popoli.

Settimana dopo settimana, gli Anarchici Contro il Muro lottano insieme alla popolazione palestinese in varie zone dei territori occupati con una serie di azioni dirette e non violente, agendo anche all'interno dell'Israele con manifestazioni e iniziative di propaganda e contestazione.

Quest'esperienza di lotta popolare è una delle poche, in quell'area, che veda insieme israeliani e palestinesi nella riaffermazione di un principio di libertà. La repressione, gli arresti, i ferimenti, gli spari non hanno scalfito la determinazione dei nostri compagni nella lotta.

Contro tutte le frontiere
Contro tutti gli eserciti

SERATA A SOSTEGNO DI ANARCHICI CONTRO IL MURO
Martedì 9 ottobre 2007dalle ore 20:00 in poi
al BLOW Club
Via di Porta Labicana 24(angolo Via dei Sabelli, San Lorenzo)

Proiezione di filmati sulle lotte contro il muro

Dibattito con:
* Ronnie Barkan, membro di Anarchici Contro il Muro*

* Abu Elias, rappresentante del Comitato Popolare di Bil'in*

Organizzano:
*Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione "Carlo Cafiero" di Roma
*Gruppo anarchico "Carlo Cafiero" - Federazione Anarchica Italiana
*Laboratorio Sociale "La Talpa"
*Libreria Anomalia