mercoledì 30 gennaio 2013

sabato 26 gennaio 2013

Mali: Areva val bene una guerra


Pensavate che l'Africa Francese fosse una cosa del passato? E invece no, e nonostante la retorica di Hollande su questi temi, così come di molti altri, il Partito Socialista e l'UMP sono come 2 facce della stessa medaglia.
La "Francia non alcun interesse nel Mali", ha dichiarato François Hollande alla stampa il 16 gennaio. "Siamo solo al servizio della pace." Davvero la Francia non ha interessi nella regione del Sahel? E nemmeno nelle miniere di uranio del Niger, sfruttate da Areva [1] per rifornire le centrali nucleari francesi?
Certamente, il fatto che un esercito di Salafiti detti legge nel nord del Mali non piace a nessuno - non piace agli abitanti locali condannati a vivere sotto il giogo di quei fanatici nè agli altri Stati della regione che temono una destabilizzazione, e nemmeno agli altri abitanti del Mali, che vedono il loro paese diviso in due e sulla soglia del collasso.
Ma se la situazione preoccupa particolarmente la Francia, lo è perchè innanzi tutto in anni recenti, l'estrazione di uranio nel Niger era diventata pericolosa a causa delle ripetute incursioni e dei rapimenti. E' soprattutto per questa ragione che oggi l'esercito francese sta usando i bombardamenti aerei e si accinge all'intervento di terra.
Questo intervento permette alla Francia anche di riguadagnare il suo ruolo-guida nella regione nei confronti degli alleati USA i quali per parecchi anni hanno addestrato -invano a quanto pare- l'esercito del Mali per combattere la "guerra al terrore".
Gli interessi economici e geopolitici pesano enormemente, molto più delle mani mozzate o dei mausolei distrutti.
Quelli che in Mali oggi gridano "Vive la France" e coloro che vedono in François Hollande un liberatore [2] bisogna che guardino alla realtà della situazione.
Sconfiggere i Salafiti, liberare gli abitanti di Gao o di  Timbuktu - doveva essere compito del Mali, possibilmente con l'aiuto dei paesi vicini. Solo così si sarebbe dato un segnale di rottura nei confronti della dipendenza vis-à-vis dalla precedente potenza coloniale.
Nel lasciar fare l'Eliseo, e persino nel sostenerne con sollievo l'intervento militare, la Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS), il Movimento per la Liberazione di Azawad [3], il governo ad interim del Mali ed anche un  "anti-imperialista" come Captain Sanogo [4] si sono legati deliberatamente per il futuro al carro neo-colonialista ed insieme a loro anche i popoli dell'Africa Occidentale.
Alternative Libertaire denuncia anche che in Francia è in atto un inasprimento dei servizi di sicurezza, collegati a questa guerra, con il passaggio al codice rosso del Vigipirate [5] e col ritorno dello spauracchio del terrorismo che viene usato per aumentare la repressione e per colpire gli islamici e gli africani, gli eterni "nemici interni".
Soldati francesi a casa!

Compagni africani, dite no al neo-colonialismo!

....e no anche al nucleare!

Alternative Libertaire

16 gennaio 2013
Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali.


Notes:
Link esterno: http://www.alternativelibertaire.org/

lunedì 21 gennaio 2013

Buone elezioni. E buona dittatura a tutti...

Il 24 e 25 febbraio un gruppo consistente di candidati al senato ed alla camera cercherà di farsi votare da milioni di italiani
promettendo un nuovo governo ed il migliore dei mondi possibili. Così i vari salvatori dei conti bancari e del riequilibrio classista a
garanzia della accumulazione capitalista si ergeranno per un momento a paladini della democrazia e della salvezza nazionale.

Un teatro dell'assurdo messo in scena dalle borghesie italiche, di cui ridere se non fossimo in una fase così tragica, grazie alla macelleria sociale fatta dai provvedimenti liberticidi ed autoritari dal governo Monti, sostenuto dai due terzi del parlamento e prima di lui dalle politiche liberiste berlusconiane ed un po’ piddine che hanno ridotto alla povertà milioni di lavoratori e di pensionati, da sempre oggetto delle scelte classiste della borghesia finanziaria salita al potere nella fase liberista del capitalismo.

Ma il controllo mediatico ed il supporto che questo sta offrendo alla cricca politica è necessario per salvare almeno qualcosa della suggestione di una democrazia parlamentare che, pure rimanendo strumento del dominio della borghesia sul proletariato, si è
profondamente modificata nel corso degli anni e sta avendo una svolta decisa nella costruzione delle nuove linee politiche di gestione autoritaria imposta dalla grande borghesia.

Si chiede di votare, mentre i lavoratori sono esclusi da ogni possibilità di partecipazione democratica sui luoghi di lavoro, mentre contratti farsa li escludono da ogni pratica collettiva, mentre la
distruzione dello stato sociale vede coinvolti i soggetti del potere, dalla chiesa cattolica a tutte le forze parlamentari fino a certi poteri mafiosi desiderosi di investire il loro denaro, mentre sul territorio le opere di devastazione ambientale continuano ed i
cittadini che vi si oppongono vengono repressi dalle forze di polizia, pensionati alla fame e lavoratori alla disperazione per la perdita del posto di lavoro e del reddito non hanno oggi nessuna possibilità di rappresentanza politica attraverso i passaggi della formalità democratica parlamentare.

Le classi subalterne in mancanza di un forte antagonismo sociale e rivoluzionario sono escluse e irrappresentabili dall’autoritarismo del capitale, che su di loro scarica i costi sociali della ristrutturazione in atto. Il rianimarsi di una destra comunista e il populismo infarcito di buoni propositi e di buoni sentimenti, che si propongono come referenti istituzionali di forme di resistenza,
incapaci di uscire dalla ambiguità del seggio parlamentare e dal desiderio di rappresentare, non riescono ad offrire una opzione politica reale ma sembrano solo tristi ed inutili approcci, che non faranno altro che contribuire al proprio ruolo ormai da tempo scritto
nel copione della borghesia capitalista.

Oggi più che mai è superfluo ogni approccio elettoralistico alla questione politica. Le linee tracciate a livello europeo dal potere capitalistico, dalla borghesia finanziaria, non lasciano nessuno
spazio di manovra, nessun parlamento  è in grado oggi di modificare le politiche classiste ed antioperaie che si sono abbattute sulle popolazione di tutto il mondo, imbonitori di destra e di presunte sinistre, attenti come sono alla conquista di ambite poltrone, non si preoccupano troppo di rappresentare una alternativa alla barbarie che avanza. Le cose che contano, il potere del denaro, il potere della chiesa cattolica, il potere mafioso sono intoccabili colonne del sistema reale su cui si sorregge il potere. La crescita da tutti invocata continua ad essere quella dei profitti e della disuguaglianza, quella dello sfruttamento e dell'impoverimento delle risorse umane, materiali e naturali di questo paese a profitto dei soliti pochi.

Nel quadro della ridefinizione dei poteri costituenti che in Europa hanno tracciato le linee di intervento e di caduta del controllo
politico e sociale- e le politiche del governo Monti ne sono l’espressione più autentica per quanto riguarda l’Italia- le
differenziazioni che appaiono nella distinzione tra i partiti sono solo una operazione di marketing in vista delle elezioni, della serie
a ciascun elettore il suo, salvando la sostanza autoritaria ed un po’ fascista del nuovo corso della accumulazione.

La vera lotta è stata e sarà rivolta contro le classi subalterne, costrette in una situazione di impossibilità di risposta collettiva, ancora alla conquista di uno spazio politico che non potrà mai arrivare dai seggi parlamentari, ma che ancora una volta nella storia
deve svilupparsi dagli interessi concreti degli sfruttati.

Per riappropriarci di un punto di vista autonomo, di classe, fuori dalle compatibilità sistemiche, per riprendere attraverso la lotta di
classe il diritto ad immaginare una società per noi, comunista e libertaria, resistendo ora agli attacchi del capitale ed alle sirene
del formalismo democratico.

Oggi più che mai è utile ribadire la posizione autonoma e di classe dei comunisti libertari, il non cedere a chi ci vuole attori di uno
spettacolo che non ci appartiene, dove l’agenda Monti, o il pareggio di bilancio in costituzione sono lì a dimostrare l'intoccabile quadro espresso dal potere reale.

Potere da minare alle fondamenta, senza scorciatoie e illusioni, costruendo percorsi di rappresentanza e di vertenzialità non
istituzionali a partire dai bisogni concreti, attraverso l'unità di classe, riappropriandoci degli strumenti del sindacalismo
conflittuale, difendendo i diritti, primo fra tutti quello a un lavoro degno, territorio per territorio, contro la barbarie sociale e la
devastazione,  rifiutandoci di pagare i costi di miseria e disperazione. Smascherando chi descrive altri lavoratori, ancora più
ricattati di noi, come nostri nemici, qui o altrove, in Europa come in Cina, e chi ci descrive tutti, padroni come lavoratori, nella stessa barca, ostaggio di poteri talmente lontani da non poter essere combattuti.

La crisi non la può contrastare chi l'ha creata, e chi se ne avvvantaggia: solo il protagonismo di ciascuno e di ciascuna di noi, e
la capacità di riconoscere nelle singole lotte, dai quartieri alle fabbriche, dalle scuole all'antifascismo, un pezzo della società più giusta e più libera che vogliamo per tutti potrà portare alla costruzione reale dell'alternativa libertaria. E per questo non c'è
tempo di elezioni che tenga.


Segreteria Nazione FdCA, 13 gennaio 2013

 

lunedì 14 gennaio 2013



RESOCONTO INIZIATIVA 9 GENNAIO 2013 AL TEATRO BIBLIOTECA DEL QUARTICCIOLO (ROMA VII MUNICIPIO)
 Da UNIONE SINDACALE ITALIANA USI e dell’Associazione utenti e Consumatori USICONS
e mail Usicons usicons.roma@gmail.com
Si è svolta il 9 gennaio 2013, su iniziativa del Comitato cittadino "Amici di TBQ", unito al Comitato lavoratrici del Teatro Biblioteca Quarticciolo una iniziativa di fronte al Teatro Biblioteca del Quarticciolo a Roma, sul territorio del VII Municipio. Si è trattata della prima iniziativa dell’anno, dove era forte  la preoccupazione per il futuro dello spazio, ora al centro di cambiamenti per il passaggio di gestione a Zétema (Società 100% Comune di Roma Capitale ed Ente strumentale pubblico per le attività culturali in città che ne affiderà la programmazione al vincitore di un bando, in corso di svolgimento. Alla manifestazione spontanea, hanno partecipato oltre un centinaio di cittadini e cittadine, con la presenza musicale, che ha dato il classico “la” all’iniziativa, della Banda Rustica diretta dal Maestro Pasquale Innarella e formata da ragazzi del territorio. Si attendeva la visita (per un sopralluogo, preannunciata per le 19) dell’Assessore alla Cultura di Roma Capitale Dino Gasperini, che ha preferito non presentarsi.
Nel corso della manifestazione hanno preso parola le lavoratrici del Teatro, sostenuti dal Laboratorio Sociale Quarticciolo e dall’Unione Sindacale Italiana USI, che hanno sottolineato come nonostante le numerose richieste non sono ancora stati presi definitivi accordi per il loro futuro lavorativo, che comunque non è nella direzione auspicata di stabilizzazione e proseguimento del lavoro nel Teatro. Le Lavoratrici, precarie da anni, avevano infatti da tempo richiesto l’inserimento della clausola sociale all’interno del bando che avrebbe garantito l’utilizzo della forza lavoro già impiegata negli ultimi tre anni per valorizzarne la professionalità e per non sprecare il lavoro già fatto.
La stessa USI (che ha strutture e rappresentanze riconosciute sia nella Istituzione Biblioteche di Roma sia a Zètema), assieme alle lavoratrici costituitesi in comitato, con un volantino comunicato firmato dall’Associazione Utenti e consumatori Usicons e dal Laboratorio Sociale Quarticciolo, aveva espresso forti perplessità sul progetto che sta alla base delle azioni dell’Assessorato e degli enti strumentali che hanno la gestione dei teatri di cintura, cioè la Zètema, che non garantisce né condizioni lavorative dignitose né un utilizzo e una offerta culturale attenta alla funzione e ruolo dei teatri pubblici e dei teatri di cintura a Roma, né alle reali esigenze di un territorio come quello del VII Municipio. Il Comitato dei cittadini, costituito da frequentatori del Teatro e spettatori che da cinque anni partecipano alle numerose attività proposte dal Teatro di Roma, attuale gestore, hanno espresso la loro preoccupazione poiché il progetto della “Casa dei Teatri e della nuova Drammaturgia” non parte da un ascolto e da una conoscenza delle loro esigenze e aspettative, tant’è che nessuno degli amministratori territoriali o degli attuali gestori e lavoratori è stato coinvolto nella pianificazione del futuro dello spazio.
Il Teatro Biblioteca Quarticciolo ha come peculiarità la collaborazione e lo scambio tra un teatro e una biblioteca, nonché con le realtà territoriali che lo circondano, ma nell’attuale disegno non si prospetta una prosecuzione in questo senso, e nemmeno un progetto di lavoro culturale sul territorio.
Hanno preso la parola anche il Presidente del VII Municipio e altri amministratori locali, che hanno ricordato come da mesi abbiano espresso perplessità per le volontà dell’Assessore e hanno ribadito l’intento di cercare un modo per bloccare il progetto in corso, chiedendo di proseguire fino a giugno con la gestione del Teatro di Roma per garantire una continuità programmatica e studiare un modello  gestionale che renda concreta la partecipazione dal basso.
Erano presenti anche rappresentanti del Teatro del Lido di Ostia e del Teatro Valle Occupato che hanno manifestato il loro appoggio alla protesta dei cittadini contro l’inevitabile “privatizzazione” di due spazi pubblici a cui questo bando sta portando e hanno ribadito che teatri pubblici di Roma devono restare a gestione partecipata, costruire con chi lavora sul territorio una progettualità e difendere qualità, formazione e coinvolgimento del pubblico. 
La manifestazione è proseguita come una festa sulle note musicali della Banda Rustica, con la speranza che sia finalmente ascoltata la voce di chi vuole attivamente partecipare al futuro di uno spazio così importante e che non siano cancellati cinque anni di realtà ormai consolidata per fare posto a una nuova programmazione di un solo anno. L’intervento di una spettatrice, Maria Teresa Raffaele,  che ha espresso chiaramente il pensiero della cittadinanza sensibile e alla lotta che si sta conducendo in difesa del ”loro” teatro, il compito di ricordare cosa in cinque anni è stato fatto nel Teatro Biblioteca Quarticciolo e che non si vuole lasciare nelle mani di un progetto pieno di punti oscuri e di un uso commerciale e privatistico di uno spazio pubblico, degno di un quartiere della città come Roma, che fin dai tempi più antichi viveva il teatro come un momento importante e di natura popolare della vita cittadina.
            La mobilitazione proseguirà con altre iniziative periodiche e con…visite guidate al Campidoglio, per tenere viva l’attenzione e continuare la lotta sia per le lavoratrici precarie sia per una gestione e utilizzo del teatro biblioteca in forma pubblica e partecipata dalle associazioni attive in quartiere, anche con progetti e scambio con le scuole, i centri anziani, la cittadinanza finalizzati alla maggiore fruibilità del teatro e all’accesso alla cultura per tutti e tutte. 

mercoledì 9 gennaio 2013

Teatro del Quarticciolo, teatri di cintura…Stabilità per chi ci lavora,
dai quartieri popolari produciamo cultura fruibile per tutti e tutte!
 
Roma è una città dove fin dai tempi più antichi, il teatro aveva un valore anche di rappresentazione della vita quotidiana e di costumi, fruibile da tutti i ceti sociali e non solo per le classi abbienti. La cultura e l’espressione nella forma teatrale, acquista una importanza non tanto economica, ma come per l’istruzione e la sanità, è indice del livello di civiltà di un Paese.
Nel terzo millennio, Roma Capitale sta avviando una trasformazione nella gestione dei “teatri di cintura”, attraverso la costituzione della “Casa dei teatri e della drammaturgia”, affidando la gestione alla società strumentale Zètema Progetto Cultura (100% capitale del Comune), che ha predisposto un bando per l’affidamento a terzi nel biennio 2013-2014, della programmazione, organizzazione e attività dei teatri del Quarticciolo (VII Municipio, collegato alla biblioteca comunale), del teatro di Tor Bella Monaca (VIII Municipio) e del costituendo Teatro del Lido (XIII Municipio), che si affiancherebbero per “l’offerta teatrale” di fonte pubblica capitolina al Teatro Argentina (nel centro storico I Municipio) e al Teatro India (XV Municipio).
Le promesse e gli impegni presi dall’attuale Amministrazione del Comune di Roma Capitale, anche tramite le dichiarazioni dell’Assessore alle Politiche Culturali Gasperini e di altri esponenti della maggioranza che sostiene l’attuale Sindaco, allo stato attuale, per quanto riguarda il superamento del “precariato” e per soluzioni dignitose in termini occupazionali per chi in questi anni ha lavorato nei “teatri di cintura”, non sono pienamente mantenute.
Si sono operate scelte temporanee e differenti, in termini contrattuali e di utilizzo del personale, che contrastano con una coerente politica sia di intervento per chi lavora nel settore, con il mantenimento di gestioni precarie o di scarse prospettive future anche in termini di copertura economica a coloro ai quali è promesso un contratto di lavoro subordinato, sia per quanto riguarda la mancata applicazione del principio della “clausola sociale” (cioè la prosecuzione lavorativa e condizioni contrattuali decenti, salariali e di diritti, di chi lavora) per coloro che in questi anni hanno lavorato al TEATRO DEL QUARTICCIOLO, A TOR BELLA MONACA senza dimenticare i lavoratori del Teatro del Lido o chi, per i Teatri di Roma, ha avuto “contratti stagionali”.
La stessa Società Zètema Progetto Cultura, non si è assunta alcun impegno in questo senso, dando una dimostrazione di essere società PUBBLICA quando gli conviene e PRIVATA nei metodi quando gli pare...non ci bastano i “grandi eventi spettacolari”, ma una cultura per tutti-e.
Esprimiamo poi le nostre perplessità anche per la copertura economica del budget biennale, che nel bando stesso e nella sua filosofia di fondo, snatura il ruolo e la funzione delle attività teatrali nei quartieri popolari della città di Roma, quella cioè di riportare studenti e studentesse, anziani, famiglie e la cittadinanza che lavora, a fruire del teatro e delle rappresentazioni con un reale progetto culturale radicato e che risponda alle esigenze sul territorio dove è collocato il teatro e con una programmazione artistica che non emargini e riduca anche questo aspetto alla fruizione “per chi se lo può permettere, o in orari e luoghi che non siano al centro dell’urbe”.
Si preferisce gestire la situazione con un bando che di fatto  avrà  gli stessi effetti di quelli per le pulizie, “al massimo ribasso”, con generici assorbimenti del personale da parte di chi sarà aggiudicatario, senza vincoli e senza garanzie e con modalità dal punto di vista dell’offerta culturale che con budget ridotti, saranno meno indicate per un intervento programmato, pianificato e rispettoso delle condizioni territoriali e dello…scenario che sarebbe opportuno avviare con il percorso dei teatri di cintura e del teatri nei quartieri popolari di Roma.
Come lavoratori e lavoratrici, come cittadini  e cittadine di questa città e di questi territori, pretendiamo maggiore rispetto anche su questa vicenda, chiediamo che le lavoratrici e i lavoratori siano stabilizzati senza percorsi differenziati e “a ostacoli” (potrebbero essere assunti tutti e tutte dalla Società Zetema…), che sia riconsiderato e rimodulato il bando eliminando scelte inopportune, che non siano  socialmente utili alla funzione reale dei teatri di cintura e alle attività culturali di Roma Capitale                                
Comitato lavoratrici precarie Teatro Biblioteca Quarticciolo
Laboratorio Sociale Quarticciolo labqrtcl@email.it 
Unione Sindacale Italiana USI usiait1@virgilio.it, 
Usicons Associazione utenti e consumatori Usicons.roma@gmail.com