La crisi economica scatenata dal capitalismo internazionale contro gli sfruttati di tutto il mondo e gestita con misure di impoverimento generalizzato da parte degli Stati sta scarnificando i fragili equilibri e le precarie alleanze di potere tra gruppi di potere e partiti di destra e centro-sinistra, mettendo a nudo la vera vocazione antidemocratica ed eversiva dello Stato e dei suoi apparati di (in)sicurezza: l’emarginazione, la criminalizzazione e l’eliminazione dell’opposizione sociale.
Era successo con Carlo Giuliani nella Genova del 2001, è successo tante volte ancora in questi anni in Palestina come in Messico/Oaxaca. Sabato scorso è successo in Grecia.
In questi momenti migliaia di studenti delle scuole stanno dimostrando davanti al Quartiere Generale della Polizia ad Atene ma anche nei molti quartieri e città in tutta la Grecia.
Le manifestazioni spontanee in tutto il paese sono frutto della rabbia politica e popolare contro il governo di Karamanlis e gli atti criminali della polizia. Il governo greco prima arma e sguinzaglia i poliziotti killer e poi inscena un patetico balletto di scuse e dimissioni, ma non punisce nessuno, anzi sposta l’attenzione sulla distruzione delle proprietà pubbliche e private, mentre tenta di reprimere le manifestazioni attaccando la gente con armi chimiche e torturando i dimostranti arrestati.
La rivolta è solo l’inizio. E lo sciopero generale, sindacale e sociale, politico e di classe, può trasformare la rabbia popolare in costruzione organizzata e dal basso dell’alternativa libertaria.
In ogni paese la crisi generalizzata del capitalismo presenta il conto alle classi lavoratrici e sfruttate della società.
Occorre rispondere, in ogni paese, costruendo insieme l’opposizione sociale necessaria a difenderci dall’annientamento in nome del dio profitto.
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