Sono passati quasi due anni dal terremoto e qui a L’ Aquila va sempre peggio, per questo abbiamo deciso di tornare ancora una volta in piazza. Lo faremo il 20 novembre, invitando i movimenti a partecipare e a farsi carico di una situazione drammatica.
Sulla nostra pelle si è fatto e si sta facendo di tutto, la nostra città sta morendo, tra il disinteresse generale: vi invitiamo a stare un giorno con noi, per capire, per lottare. Oggi L’Aquila è una città fantasma, svuotata, senza più abitanti, dove si sopravvive senza diritti, senza lavoro, senza casa, con una crisi economica e sociale che colpisce sempre più persone. Ma la crisi di questa città è la crisi di un intero sistema e quanto viviamo noi è un modello che rischia di riproporsi, in dimensioni e modalità ancora più drammatiche.
Manifestare a L’Aquila non significa solo essere a fianco di circa centomila persone. Significa soprattutto capire che le catastrofi oggi
rappresentano sia la nuova frontiera dell’arricchimento, sia la forma
di governabilità, il modello con il quale imporre l’ordine attraverso
lo stato di emergenza. Il terremoto ha rappresentato il varco oltre il quale ciò che prima non era politicamente conveniente è diventato condivisibile, “necessario”. Si sta distruggendo un territorio e
si sta riducendo una città ad un’unica strada, ad un centro commerciale,
ad una serie di dormitori, ad una miriade di baracche.
Contemporaneamente ci vengono rubati i diritti: prima del terremoto nessun@ avrebbe accettato la limitazione delle proprie scelte, persino
nell’agire quotidiano, nessun@ avrebbe accettato di essere trattato non più come un cittadino ma come un mendicante costretto a ringraziare.
Nessun@ avrebbe accettato di essere licenziato dall’oggi al domani,
di perdere la propria attività lavorativa, di vivere tra transenne,
cancelli, colonne di mezzi militari e divise di ogni genere. Nessun@
avrebbe tollerato che i morti, i crolli, le difficoltà, la miseria,
diventassero oggetto di speculazione per le grandi imprese o di propaganda per i politicanti. Questo è il vero volto del “miracolo”
aquilano: un disastro! Si sono serviti di operazioni ciniche e
violente: la militarizzazione del territorio, i sistemi di
controllo, i campi, la sovraesposizione del G8, la Protezione Civile, i
commissariamenti, le menzogne, il buonismo, la creazione di falsi nemici e di falsi miti.
Vogliono produrre una società priva di ogni capacità critica, decisionale, resistenziale, frantumata in tante microscopiche nicchie; una società che rinunci alla propria dignità in cambio di quattro baracche con il televisore al plasma. E vogliono un territorio ridotto a merce. E’ quanto sta accadendo qui, in quella che era una tranquilla cittadina di provincia, è quanto potrebbe accadere ovunque!
EPICENTRO SOLIDALE
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