Ormai è chiaro a tutti: la drammatica crisi economica e finanziaria viene gestita dalle imprese, dal
Governo insieme a CISL, UIL ed UGL ed i costi vengono scaricati sul lavoro dipendente, sui giovani, sui pensionati. Questa crisi mette a nudo le ipocrisie di un benessere, che era invece fondato sulla riduzione dei diritti e dei salari, sull’indebitamento in banca e sull’estensione della precarietà sociale quale modello di funzionamento delle imprese e della società.
Sono così aumentate le disuguaglianze sociali mentre la ricchezza prodotta dal lavoro se ne va ad ingrassare la rendita e i profitti. I tagli alla spesa pubblica e sociale (scuola, ricerca, sanità, pensioni) puntano a dividere e contrapporre lavoratori dipendenti privati e pubblici, a colpire le donne con l’innalzamento dell’età pensionabile. Si fa scempio della scuola pubblica con una destrutturazione profonda, causa di future disuguaglianze e precarietà. Si svuotano le norme per la sicurezza nei posti di lavoro a fronte di una strage infinita.
La finanziaria e il decreto anticrisi approvati dal governo confermano la volontà di umiliare il mondo del lavoro con bonus e social card. Invece ingenti risorse pubbliche vengono trovate per salvare il sistema finanziario, ma non per sostenere le condizioni materiali di vita dei lavoratori e dei precari.
Ma non basta: ecco allora i pessimi accordi realizzati dal Governo con le Associazioni imprenditoriali e con sindacati collaborazionisti quali CISL, UIL e UGL. Il nuovo accordo sul modello contrattuale prevede poi la riduzione del potere d’acquisto dei salari nel Contratto Nazionale e una contrattazione di 2° livello che dipende dalla redditività delle imprese e quindi dallo sfruttamento intensivo della produttività dei lavoratori, con possibile deroga dal CCNL. Gli Enti Bilaterali, nuove forme di collaborazionismo sindacati/imprese, garantiranno uno sfruttamento più razionale, senza conflitti e rivendicazioni.
Intanto cresce il ricorso alla cassa integrazione, sono migliaia i licenziamenti di lavoratori a termine, la minaccia di chiusura di diversi stabilimenti produttivi indica l’aggravarsi della crisi e il conseguente degrado sociale che si sta determinando.
Per rispondere a tutto ciò è necessaria un’ampia e continua mobilitazione sociale, nelle categorie ed in ogni posto di lavoro.
La FdCA sostiene perciò gli scioperi indetti il 13 febbraio dalla FIOM e dalla FP della CGIL e per quanto riguarda la scuola dall’Unicobas. E’ auspicabile la convergenza di quella parte di CGIL ancora ferma sul baratro e di tutto il sindacalismo di base, del movimento della scuola/università e dell’auto-organizzazione sociale.
Occorre una piattaforma del sindacalismo conflittuale per l’unità dei lavoratori su:
- blocco dei licenziamenti e cassa Integrazione a rotazione all’80% per tutti i lavoratori colpiti
- aumento nel tempo e nella quantità della indennità di disoccupazione;
- disapplicazione della legge Bossi-Fini per i lavoratori stranieri licenziati
- aumenti salariali sganciati dalla produttività e recupero del drenaggio fiscale
- disapplicazione dei provvedimenti Gelmini e Brunetta per scuola e Pubblico Impiego
- pieni diritti e libertà sindacali nei posti di lavoro per l’auto-organizzazione dei lavoratori
- contro ogni sanzione e repressione dell’autonoma attività di lotta e rivendicazione sindacale
*Federazione dei Comunisti Anarchici – Commissione Sindacale*
Febbraio 2009
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