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È da tempo che si cerca di imporre alla popolazione dei Castelli Romani la costruzione di un mega impianto di gassificazione dei rifiuti, ovvero un inceneritore che produrrà diossine, nano polveri e altri veleni inquinanti per la salute e il territorio.
Un impianto da costruire nel comune di Albano nell’area della discarica di Roncigliano, che non risolverà il problema dei rifiuti ma brucerà quelli più riciclabili ostacolandone la differenziazione e la riduzione, ma che ci regalerà il collasso definitivo delle falde idriche.
I responsabili di questo attacco sono ben noti: l’avv.Cerroni, ras della gestione dei rifiuti nel Lazio; il suo interlocutore principale in regione l’assessore Di Carlo; il presidente Marrazzo e suoi scudieri, le aziende AMA e ACEA fortemente partecipate dal Comune di Roma, dall’ing. Caltagirone uomo di Berlusconi, oltre che da multinazionali come Suez-Gaz de France.
I recenti clamorosi arresti di decine di dirigenti dell’inceneritore di Colleferro chiariscono bene come vengono gestiti questi impianti. Pneumatici, rifiuti tossici e speciali garantiscono più facilmente il raggiungimento delle alte temperature necessarie al funzionamento di queste “meraviglie” della tecnica; se poi vengono scaricate sugli abitanti, più o meno vicini, le schifezze più orrende, non c’è problema , basta taroccare i dati; tanto controlli e software sono nelle mani di chi brucia.
I controlli pubblici arriveranno solo dopo e solo se il diavolo ci mette la coda: più spesso non arriveranno mai.
La lotta contro l’inceneritore di Albano, come quella contro tutti gli altri impianti del genere, non è solo lotta contro la mala gestione dei rifiuti che potrebbero essere trattati “a freddo” in impianti TMB come ce ne sono in Italia, ma è da subito lotta contro l’autoritarismo politico ed economico che massacra la natura e le persone che la vivono.
Le popolazioni hanno messo in campo i più diversi tentativi di bloccare l’impianto: manifestazioni e presidi informativi in tutta l’area provinciale, controvalutazioni alla VIA, esposti al tribunale e alla ASL sulla discarica e la situazione delle falde, poi anche il ricorso al TAR.
Infatti la prima VIA del marzo 2008 era stata negativa; poi però quasi per magia Cerroni, Di Carlo, Marrazzo sono riusciti a torcere quel provvedimento fino a farlo diventare positivo.
L’ultimo passaggio autorizzativo ci sarà il prossimo 19 marzo quando si riunirà la conferenza dei servizi, composta da Regione, Provincia, ASL RMH, Comune di Albano, Comune di Ardea. Le poche persone che siederanno a quel tavolo decideranno su di noi e il nostro territorio.
La ASL e i comuni di Albano e Ardea si sono espressi ultimamente contro l’inceneritore. Ma le altalene di questi organi sono note ai più: manterranno la posizione o prevarranno ricatti o privati interessi?
Intanto lungo il sito già sorge una recinzione senza che si sia aspettato l’esito del ricorso al TAR e della stessa conferenza dei servizi.
Se non saremo in grado di respingere il pericolo, ci toccherà certamente la stessa sorte di Colleferro.
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