sabato 7 marzo 2009

L'Italia e le armi alla Nigeria

Un nuovo capitolo della serie: Italiani brava gente

Lo Stato Italiano, nella veste del ministro Frattini, cerca di piazzare armi di produzione italiana al governo nigeriano, così cerca di realizzare un doppio affare. Da una parte economico, con la vendita appunto, e dall'altra politico, rafforzando l'esercito nigeriano nella speranza che difenda meglio i predoni, nostri connazionali dell'ENI, che rapinano il petrolio dei nigeriani, dai gurriglieri del MEND.

A spiegare meglio i dettagli c'è un articolo da:

http://www.nigrizia.it/doc.asp?ID=11865&What=frattini

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Il governo di Abuja secondo Amnesty viola libertà fondamentali

05/03/2009
L’Italia e le armi alla Nigeria
Luciano Bertozzi
Nel suo recente viaggio in Nigeria, il ministro degli esteri Frattini ha concluso accordi con Abuja per la vendita di 2 navi militari, sollevando le critiche dei ribelli del Mend, che chiedono la ridistribuzione equa dei proventi del petrolio. E violando la legge 185.
La disponibilità del ministro degli esteri Frattini a fornire due navi militari alla Nigeria, annunciata nel corso della recente visita ufficiale nel paese africano (una delle tappe del suo tour africano, dal 9 al 13 febbraio- ascolta l'intervista a Carlo Marroni, giornalista de ilSole24ore, che traccia un resoconto del viaggio di Frattini ) ha suscitato le ire del Mend (Movimento per l’emancipazione del delta del Niger) che ha minacciato ritorsioni sulle imprese italiane, soprattutto del gruppo ENI, operanti in loco.
Il titolare della Farnesina ha incontrato ad Abuja il ministro della difesa ed ha riferito che il governo nigeriano è “interessato ad usare tecnologie italiane, navi leggere veicoli speciali, blindati Lince, aerei, tecnologie radar e controlli satellitari Alenia”.

” Il governo italiano – ha commentato il Mend - ha offerto, non richiesto, la fornitura di due navi militari all’esercito nigeriano che sta conducendo una guerra ingiusta contro le popolazioni del delta del Niger”.
La Farnesina ha replicato alle accuse del Mend affermando che il nostro paese favorisce la stabilizzazione ed ha ribadito l’invito alla Nigeria a partecipare al vertice del G8 di quest’estate in programma alla Maddalena.
Rafforzare l’apparato militare di uno stato che secondo Amnesty International viola le libertà fondamentali non aiuterà a risolvere politicamente il problema della popolazione che abita il Delta del Niger, area ricca di petrolio, i cui proventi non vengono però distribuiti equamente: la regione è la più povera e arretrata della Nigeria.. Anzi, il petrolio si trasforma in una sorta di maledizione: lo sfruttamento sconsiderato delle multinazionali straniere distrugge l’ambiente e ne impedisce ogni possibilità di sviluppo. La Nigeria, pur essendo un importante produttore non ha utilizzato i notevoli introiti derivanti dall’oro nero per migliorare la qualità della vita dei nigeriani: il paese è in fondo a tutte le statistiche socioeconomiche mondiali.

Le stesse multinazionali petrolifere sono state accusate di sostenere l’apparato militare. Inoltre negli ultimi anni si sono moltiplicati gli attacchi alle piattaforme petrolifere ed i sequestri dei lavoratori che hanno visto anche il coinvolgimento dell’ENI.
Tale contesto imporrebbe particolare cautela e la sospensione di ogni cooperazione militare: proprio il contrario di quanto avviene. Il paese è un importante cliente dell’industria militare italiana, il primo dell’Africa subsahariana. Nel 2007 , secondo la relazione governativa ,sono state consegnate armi per un valore di 16 milioni di euro. Nel 2006 Alenia Aeronautica ha firmato un contratto da 84 milioni di euro per la messa in efficienza degli aerei da addestramento MB 339 forniti in precedenza. . Nel 2005 la stessa azienda ha firmato un contratto da 60 milioni di euro per l’ammodernamento e la logistica degli aerei da trasporto G 222 forniti dall’Italia . L’accordo prevede anche la formazione tecnica del personale. In passato Abuja ha anche usufruito di servizi militari , non meglio specificati nei documenti ufficiali di Palazzo Chigi, per un valore di 2,8 milioni di euro. Ciò avviene mentre il nostro paese ha cancellato, nel 2005, gran parte del debito estero contratto con l’Italia, quasi 900 milioni di euro.
Commesse che, in coerenza con la legge 185 che disciplina l’export militare, dovrebbero essere quantomeno sospese: la legge vieta le vendite a paesi belligeranti. E’ da sottolineare, inoltre, che l’Onu nel 2006 ha denunciato l’uso sistematico della tortura da parte della polizia nigeriana.

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