sabato 17 marzo 2012

India: Uno sciopero storico


Il 28 febbraio 2012, 21 federazioni sindacali e circa 5000 sindacati di categoria hanno deciso di convocare uno sciopero dei rispettivi settori. Alla fine è stato sciopero generale, nonostante le sentenze della magistratura che vietano gli inviti a bandhs o hartals (interruzioni totali del lavoro e "chiusura" delle fabbriche). Questo sciopero è una sfida aperta alla politica del governo, ma soprattutto ai padroni o a certi esponenti politici.

In alcune province, il governo ha reagito con durezza. Nella provincia di Kerala, il Partito del Congresso al governo ha minacciato di togliere lo stipendio agli scioperanti. Nella provincia del Bengala Occidentale, il governo locale guidato dal Congresso Trinamool (partito di estrema destra bengalese, con a capo Mamata Banerjee) ha minacciato di reprimere lo sciopero ed ha obbligato una grande parte dei dipendenti pubblici a lavorare, costringendo i lavoratori a passare la notte in ufficio. E comunque, le adesioni allo sciopero sono state del 35%.

In complesso, lo sciopero è stato un grande successo. Settori come quello del carbone, della centrali elettriche e dell'edilizia hanno dato la loro adesione. G. Sanjeer Reddi, presidente della Unione Nazionale dei Sindacati dell'India ha dichiarato: "Abbiamo ricevuto un sostegno significativo da parte dei lavoratori delle miniere di carbone, delle centrali elettriche e del settore dei trasporti". Tra le rivendicazioni spicca l'esigenza di una equiparazione salariale tra gli impianti fissi e quelli flessibili.

I governi dei vari Stati hanno cercato di minimizzare la portata dello sciopero per dare un'immagine di normalità e per far vedere che lo sciopero era fallito. Ma la realtà è testarda: la Associazione delle Camere del Commercio e dell'Industria dell'India (ASSOCHAM), secondo cui non vi era nessuna necessità di indire questo sciopero, ha fatto sapere che lo sciopero avrebbe causato la perdita di circa 1.000 milioni di rupie (18 miioni di euro) per l'economia nazionale.

Queste le rinvendicazioni degli scioperanti: salario minimo a livello nazionale, lavoro stabile per 50 milioni di lavoratori e di precari, maggiori sforzi da parte del governo per impedire l'aumento del costo della vita e dell'inflazione (all'incremento dei prezzi degli alimentari si deve aggiungere l'aumento dei prezzi, a 2 cifre, dell'abbigliamento e delle calzature) e mettere fine alla chiusura delle fabbriche ed ai licenziamenti nelle aziende pubbliche redditizie.

A Calcutta, tradizionale roccaforte sindacale, la maggior parte delle banche, dei negozi e delle imprese hanno chiuso, mentre i taxi ed risciò (tricicli a trazione umana per il trasporto passeggeri; quelli motorizzati sono chiamati autorisciò) non hanno circolato. Invece ha funzionato regolarmente la metropolitana ed il Primo Ministro del Bengala Occidentale, Mamata Banerjee -noto per le sue posizioni antisindacali e per la sua intensa campagna antisciopero- ha fatto arrivare in città 100 autobus per il trasporto pubblico. R. K. Pachnanda, capo della polizia di Kolkata, ha dichiarato che ha dovuto schierare in città 10.000 poliziotti, con unità speciali col compito di impedire picchetti di sciopero davanti agli uffici governativi, davanti ai depositi degli autobus ed alle stazioni della metropolitana. La agenzia di stampa Press Trust of India (PTI) ha annunciato che circa 100 attivisti sindacali sono stati arrestati in diversi quartieri per aver fatto dei picchetti di sciopero per bloccare i trasporti cittadini.

A Mumbai, la capitale finanziaria dell'India, Vishwas Utagi, Segretario Generale della Associazione Pan-india dei bancari, ha dichiarato a PTI che "nel settore bancario, la chiusura è stata totale". Chiusa anche la Borsa Interbancaria, con "ripercussioni per le banche private ed estere in cui lavoriamo".

A Nuova Dehli, traffico meno intenso del solito con la gente ferma alla stazione centrale dei treni in attesa di un mezzo di trasporto per spostarsi in città. Nella filiale della Banca d'India, una banca pubblica nel centro della capitale, è andata al lavoro solo una minoranza degli impiegati. La banca ha aperto i suoi sportelli, ma senza riuscire a fare nessuna operazione. Dall'altra parte gli autisti degli autobus hanno lamentato un calo drastico dei passeggeri.

Lo sciopero di 24 ore si è fatto sentire anche sulle attività in generale dello Stato del Karnataka (compresa la città di Bangalore), dove hanno chiuso i negozi, le banche, le aziende, i ristoranti ed i cinema mentre non si trovava un solo autobus o autorisciò circolante. Più di 10.000 lavoratori e lavoratrici (rappresentanti e delegati di sindacati vari - tra cui il Congresso Sindacale Pan-Indiano, AITUC-, e i bancari) hanno manifestato contro le politiche anti-operaie del governo di fronte alla sede del governo ed in Piazza Mysore Bank, storica piazza della città.

A Nagpour (stato del Maharastra), lo sciopero non solo ha riguardato i trasporti e le banche, ma anche, e per la prima volta a distanza di anni, la fabbrica di armi di Ambhajhari. Questa azienda, oltre a produrre 24 unità giornaliere dell'ultimo modello del missile Pinaka, produce proiettili per l'artiglieria, tra cui quelli da 155mm per i cannnoni Bofors (della società svedese Bofors che tra gli anni '80 e '90 venne coinvolta nello scandalo per corruzione in cui era implicato Rajov Gandhi). Lo sciopero ha paralizzato totalmente la produzione perchè nessuno si è recato al lavoro. I sindacati dell'industria, le organizzazioni dei disoccupati, i sindacati dei bancari e degli insegnanti si sono uniti per lanciare un appello allo sciopero generale. In questo Stato, gli insegnanti a tempo pieno hanno accumulato arretrati di stipendio pari a più di 5 anni di retribuzione, mentre i nuovi assunti percepiscono stipendi risibili.

Il quadro è desolante anche per i dipendenti degli uffici governativi. Attualmente si stima che a causa di contratti al ribasso, delle delocalizzazioni e della precarizzazione della forza lavoro iniziata negli anni 1993-1994, si sono persi circa 1 milione di posti di lavoro stabili. La pressione è così forte che un sindacato come INTUC, controllato dal Partito del Congresso, al pari dei sindacati controllati dal Partito Comunista dell'India (PC-M-), dai socialisti e dal altri, si sono visti obbligati ad indire lo sciopero generale. Secondo fonti sindacali, centinaia di lavoratori sono stati arrestati in diversi Stati. Si contano 200 arresti a Dehli e 2.000 a Jammu e Cachemira. Nel Bengala Occidentale, dove il governo si è mostrato particolarmente aggressivo, le cifre sono ancora più alte.

Negli ultimi 20 anni la classe operaia ha usato la sua forza in modo discontinuo e le classi dirigenti hanno fatto a loro piacimento. Lo sciopero le costringerà a rispettare nuovamente i lavoratori e le lavoratrici ed a riconoscere che: "sono stati milioni i lavoratori che si sono uniti spontaneamente. Senza le nostre conoscenze e senza il nostro sforzo fisico, nulla ha funzionato. Siamo in grado di rompere il loro potere dispotico e la loro arroganza per poter conquistare la nostra libertà, essendo coscienti che la nostra forza sta nella nostra unità".

Kunal Chattopadhyay
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

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