sabato 3 marzo 2012

5-7 MARZO: ELEZIONI RSU NELLA SCUOLA E NEL PUBBLICO IMPIEGO PORTARE IL SINDACALISMO CONFLITTUALE NEI LUOGHI DI LAVORO

In pochi mesi, dal luglio al dicembre 2011, passando dal governo di destra al governo di techno-Monti, la scuola ed il pubblico impiego sono stati investiti da provvedimenti legislativi che hanno prodotto importanti effetti e drammatiche ripercussioni.
Il pretesto fornito della situazione di attacco ai titoli di stato italiani e dalle pressioni dell'Unione Europea è stato preso al balzo per introdurre profonde modifiche agli organici, alle carriere, ai diritti (salute, pensioni) alla contrattazione, alla spesa pubblica.
Ai 150000 posti di lavoro già tagliati nel pubblico impiego, la Legge 11 del 15 luglio 2011 ha aggiunto tagli di 30 milioni di euro per il 2013, di 740 milioni per il 2014, di 340 milioni per il 2015 e di 370 milioni per il 2016. Nella stessa legge viene prorogato al 31 dicembre 2014 il blocco dei trattamenti economici dei dipendenti (quindi blocco della contrattazione nazionale e degli aumenti stipendiali) e si introduce (art.37) un contributo dissuasivo per l'iscrizione a ruolo delle cause a carico del lavoratore che intendesse adire le vie legali contro l'amministrazione. Restrizioni anche sui permessi per malattia.
Per quanto riguarda la scuola, questa legge ha introdotto i mega-istituti fino a 1000 alunni, il blocco degli organici -anche di sostegno ai disabili-, la mobilità obbligatoria per il personale inidoneo. Anche per la scuola, dunque, ulteriori contrazioni che insistono su una situazione di impoverimento provocata dal taglio di 130000 posti operata nel triennio di ministero Gelmini. La stessa Legge del 12 luglio 2011aveva umiliato ancora una volta i precari, eliminando la trsaformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato dopo 36 mesi di contratti e tempo determinato e stabilendo l'aggiornamento delle graduatorie a esaurimento ogni 3 anni, mentre il piano triennale di assunzioni viene finanziato con la modifica strutturale della carriera, costringendo i nuovi assunti ad 8 anni di permanenza nel primo gradone retributivo con riduzione dello stipendio ed allungamento della carriera.
Il colpo di coda del moribondo governo Berlusconi giunge con la legge 148 del 14 settembre 2011, quella che contiene il famigerato art. 8 sulla struttura ed i contenuti della contrattazione collettiva (libertà di licenziamento ed attacco all'art.18 dello Statuto dei Lavoratori), quella che interviene sul sistema pensionistico dei lavoratori pubblici; che prevede la piena attuazione della Riforma Brunetta (taglio degli stipendi, decurtazione del salario accessorio per il 75% dei dipendenti ed introduzione della meritocrazia per gli incentivi, blocco del turn-over, mobilità obbligatoria e messa a disposizione [una sorta di cassa integrazione] per il personale con conseguente riduzione salariale, cancellazione delle "piante organiche"). Insomma futuri licenziamenti anche nel pubblico impiego.
Ma la legge 201 del 6 dicembre, emanata dal governo Monti porta il colpo definitivo al sistema pensionistico con allungamento dell'età pensionabile e sistema contributivo per tutti e si aumentano le tasse sul lavoro e sui redditi più bassi.
In questo contesto si va al rinnovo delle RSU nella scuola e nel Pubblico Impiego, dopo rinvii durati anni in cui il potere del ceto dirigente è stato aumentato a dismisura per capacità sanzionatoria e di controllo.
In questi ultimi anni e nel 2011 in particolare, abbiamo visto spesso i vertici sindacali confederali incapaci di contrastare le politiche del governo Berlusconi e del governo Monti ed ancor peggio trovarsi spesso in posizione subalterna, se non complice e collaborativa, vuoi per scelte da "sindacato aziendale" proprie di CISL e UIL, vuoi per scelte di rinuncia al conflitto da parte della CGIL nella speranza di uscire dall'angolo dove era stata messa dagli accordi separati e dalla fine della concertazione.
Spesso, unico presidio di difesa dei lavoratori sono state le azioni legali intraprese dai sindacati di base presenti con proprie rsu nella scuola e nel pubblico impiego, pur in una galassia di sigle estremamente frammentata e minoritaria. E' il caso di ricordare le campagne per il diritto d'assemblea indetto da singola rsu, per il pagamento della vacanza contrattuale non corrisposta, per il riconoscimento della carriera del personale ATA transitato dagli enti locali allo Stato, fino all'esposto contro la legislazione sul permesso per malattia, oltre alle singole lotte nei vari uffici e scuole e nella spesso estenuante contrattazione decentrata.
Senza farsi soverchie illusioni sul ruolo delle rsu, i cui ambiti di azione erano stati fortemente ridimensionati già negli ultimi contratti nazionali, queste elezioni offrono una possibilità di risposta capillare e dal basso ai provvedimenti governativi sostenendo lavoratori e lavoratrici che si candidino per dare voce e rappresentanza alla rabbia ed al desiderio di reazione ad una situazione pesante ed oppressiva in ogni luogo di lavoro.
Che siano lavoratori e lavoratrici vicini ai loro colleghi ed alle loro colleghe, che convochino e consultino le assemblee sindacali prima di predisporre una piattaforma contrattuale e tornino a consultare i lavoratori ogni volta che occorre, imponendo questa prassi ad eventuali altri rappresentanti sindacali abituati a praticare gli accordi al vertice.
Che siano lavoratori e lavoratrici dentro il flusso di informazione, di denuncia, di mobilitazione che attraversa sempre di più il mondo del pubblico impiego sotto attacco; che sappiano promuovere comitati di lavoratori per arricchire la democrazia nei luoghi di lavoro, per proteggersi dalla repressione e dai ricatti.
Che siano promotori di unità tra i lavoratori e sostenitori della capacità di auto-organizzarsi dal basso per essere più forti e rappresentativi, per arginare le spinte individualistiche con la pratica della solidarietà.

Commissione Sindacale FdCA
marzo 2012

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